giovedì, settembre 09, 2010

Il bambino che vide il suo Angelo Custode

C’è un paese a due passi dal mare, alto e ben nascosto, visibile e isolato insieme, un paese stupendo dove vivono uomini normali, vecchi, bambini, donne,ragazzi e ragazze, come dappertutto, unico e speciale al tempo stesso. E’ un paese sconosciuto ai più, anche ai vicini. Il paese si svolge fra due cime, quello vecchio nella prima, quello nuovo sui fianchi della seconda e il borgo in mezzo.
Le mura, a mo’ di castello, racchiudono la chiesa, il forno, il comune, il bar, la farmacia ed un piccolo ristorante che da gusto al palato e alla vista.
Gianluigi abitava e abita di là, fuori e oltre il borgo, in una casa nuova con qualche appartamento e tanta aria buona. Occhi belli, spalancati e aperti a tutto. Lo sguardo sembra perso eppure acuto. Non sa leggere, non sa scrivere, si muove lentamente e non corre dietro alle ragazzine. Lo prendono in giro e lo trascurano i ragazzini della sua età. Non gareggia, non si mette in mostra. Parla lento, a scatti, monotono; ma ride, è bello. Sembra Lucio Battisti. Prega. Quanto prega! A scuola? E’ cresciuto da emigrato, all’estero. Di che scuola ha bisogno?
Una vecchia maestra tanto giovane nel cuore, Carolina, se l’è preso a cuore. Leggere e scrivere almeno, semmai per fare la firma. Com’è duro imparare! Che fatica insegnare! Ogni lettera, ogni parola è una  lenta  conquista. Ma si fa. Piano piano. Ogni giorno. Con costanza. Passa il tempo, passano le ore, nella saletta della canonica del piccolo paese in cima alla collina. Prima e dopo una preghiera. Gianluigi vuole così. Carolina lo segue e lo accontenta.
“Sai, Carolina, vorrei tanto vedere il mio Angelo Custode!”
“Gli angeli non si possono vedere, Gianluigi: sono spiriti” Lo corregge compatendolo la buona  Carolina.
Tante lezioni, tanta fatica e pochi risultati. Quel bambino dagli occhi chiari e dolci che splendono, pieno di ricci nei capelli non andrà mai all’Università e nemmeno alle Medie. Forse la firma e non di più.
Il piccolo corridoio conduce alla sagrestia e poi in chiesa. La solita preghiera davanti all’altare, poi si torna a casa. La lezione è finita. La chiesa è vuota. Il paese è piccolo e tutti lavorano. Il prete non c’è: è a scuola, nella valle. Ed ecco…
“Gianluigi, cosa c’è?”
Fermo, con gli occhi spalancati ed un sorriso leggero, Gianluigi sta fissando sopra la porta nella parete sotto il soffitto.
“Carolina, guarda! Il mio Angelo Custode!”
Un brivido corre nella schiena a Carolina. Stupisce: c’è solo il muro bianco di calce. In silenzio escono dalla casa. Gianluigi non è un visionario. Il prete ascolta Carolina e tace. Fu tanto tempo fa. Gianluigi è un giovane uomo adesso e prega sempre e fa pregare, con gli occhi ed i ricci di allora.
Il prete non è più lì. E’ stato mandato in un altro paese e poi in città; ma ogni tanto, per strada o in auto, dagli amici o in Curia gli squilla il telefono: “Prego sempre per  te. Come stai? Volevo sentirti. Penso sempre a te. Come va?” Come una filastrocca saputa e sempre nuova. E’ un prete famoso, fa molta carità; lo cercano tutti, i bambini non si staccano da lui, anche il Vescovo lo stima, ha molti amici e tanta fede.
Un povero bambino analfabeta, un giovane uomo sconosciuto, un essere inutile per tanti lo sostiene. Lo cerca, lo saluta e non chiede altro. Ha gli occhi che brillano Gianluigi e ricci ancora al loro posto. Parla sempre così, lentamente e non sa fare discussioni, non ha mai imparato a scrivere, scarabocchia il suo nome. Ha visto il suo Angelo Custode e tanto basta. Prega e sostiene il mondo. Meglio di Obama e dell’ONU. Sta portando alla santità un povero prete  e chissà quanti altri.
C’è un piccolo paese a due passi dal mare…

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi sono commossa!

Grazie!