lunedì, maggio 02, 2022

Il giardino dell'Elvira

 Il giardino dell’Elvira è il più bello di tutto il villaggio, ai piedi della collina dove scavavano l’argilla per fare i mattoni. La vita scorre e tutto cambia, nessuno ritrova più il posto che aveva e anche gli uccellini, quando escono dal nido, vanno per la loro strada.

Il giardino dell’Elvira no: il prato pettinato, i fiori al loro posto; le rose purpuree sbocciano puntuali vicino al recinto e manca poco ormai al mese della Madonna, quando se ne vedono dappertutto, di tutti i colori, per onorare la ragazza che ha dato la vita al mondo intero col suo sì.

I fiori di ciliegio quest’anno hanno coperto gli alberi e la magnolia in mezzo al prato si è riempita di fiori profumati. Ci si perde a descriverli tutti, tutti al loro posto, curati con premura. Le peonie, i pasqualotti, margherite a non finire.

L’Elvira, come tutte, era stata una ragazza, una bambina, era nata insomma, un bel giorno.

Contadina come tante, aveva aperto gli occhi sulla montagna. Una rocca, una vecchia rocca dei signori di Rimini, forse in antico signori anche del suo podere. Anni duri, povertà, fatica e tanta voglia di vivere. Aveva cominciato da bambina (in campagna lavorano anche i bambini, per quel che possono), giochi semplici; e la chiesa dei frati lì vicina. Preghiere, canti, carità e tanti sorrisi.

Col sole e con la pioggia andava in chiesa e preparava il caffè ai frati.

Elvira ha terminato la sua vita, vivendola. Chi guarderà i fiori adesso, chi ne avrà cura? Quei fiori così belli e quel giardino invidiabile, che era la gioia degli occhi e del cuore di chi passava di lì…

Le ragazze, si sa, prima o poi si sposano e mettono su famiglia, come è naturale.

Un bravo ragazzo lavoratore, una casa e via. Le rondini fanno lo stesso: fanno il nido e nascono i rondinini.

Dalla montagna nella bassa, a ridosso della collina, che guarda dall’alto il fiume lontano e quella strada su cui corrono da matti le auto e i camion. Una piccola casa nel ghetto, poi, pian piano, un pezzo di terra ed una casa nuova, col giardino e il campo, coltivato così bene che anche le bambine golose di pomodori di qua dalla rete andavano “a rubare” fra lo stupore dell’ordine che vi regnava e la gentilezza di chi ci abitava.

La domenica, dopo la prima Messa, Elvira riceveva il prete, per la colazione e le chiacchiere, sempre buone, scherzose allegre e vivaci. Il caffè dell’Elvira era famoso in tutto il mondo, quel piccolo mondo del villaggio. Non c’è bisogno di viaggiare per mari e per monti su grandi navi o jet potenti. Si può vivere il mondo in pochi chilometri. Il giorno dei morti, fuori dal cimitero, l’Elvira offriva discreta il caffè, nel thermos e tutti dicevano che era buono, chi se ne intendeva e chi no; lo beveva anche chi non lo beveva mai tanto era speciale.

La vita passa in un soffio ed è passata anche per l’Elvira. Andava in parrocchia, e sembra ieri, a pulire il bagno per tutti, nella casetta rimessa a posto, i fiori nell’aiuola della parrocchia e le piante alla grotta di Lourdes e lì attorno, curva negli ultimi anni e con fatica, ma fedele, gioiosa e attenta.

Elegantissima a Messa la Domenica, perché si va dal Signore. Lo ha sempre servito, nel marito, nei figli, nel parroco, nella gente.

Non è necessario vestirsi da Max Mara o al Mercato del Comune. Sempre ordinata, come i suoi fiori.

Gioie e dolori chi non li ha? Un maschio e due femmine e i nipoti e il suo Batecca.

Fino a 92 anni, giorno per giorno, con qualsiasi tempo, certa, sempre più certa, anche col suo girello, lei che correva sui prati a perdifiato…

Il suo amato Batecca, che faceva paura ai bambini per scherzo e dava consigli agli operai, l’aveva lasciata sola un giorno, morendo in Ospedale. Lei aveva continuato, accolta dalla nuora, amata dai figli ed ora l’ha raggiunto. Sposi per sempre, dove le cose sono sempre in ordine e tutto è dove deve essere e si litiga e si discute solo per amore.

L’Elvira dei fiori ne avrà da coltivare adesso!

Dicono che la Madonna l’abbia chiamata a sé per curare il Suo giardino, quello dove giocano gli angeli e anche Gesù, passando, si ferma di tanto in tanto per godere dei loro colori e profumi.