mercoledì, settembre 08, 2010

Lavinia

Avete una sveglietta? Di quelle con la lucina per vedere l’ora quando è buio?
Lavinia ne possedeva una. Gliel’aveva regalata la nonna il giorno del suo compleanno.
Una notte si svegliò. Aveva mangiato troppa cioccolata, dell’uovo di Pasqua, e le faceva male la pancia. Gira di qua, gira di là. Non riusciva a dormire. Prese la sveglietta spinse sul bottone per accendere la lucina: erano le 3. Sopra la testa aveva un gran finestrone: la sua cameretta era nella mansarda, sotto il tetto. Fuori pioveva. La pioggia batteva sottile e leggera con un rumore silenzioso. Alzò gli occhi e guardò in direzione di Aldebaran. La stella non si vedeva, ma lei era sicura che fosse lì.
Gliel’aveva fatta conoscere un suo amico.
A dire la verità era un amico matto della sua mamma.
Cosa volete che facciano i matti? Guardano le stelle. Di che cosa s’innamorano? Delle stelle. Con chi parlano, visto che nessuno li capisce? Con le stelle.
Questo suo amico matto era innamoratissimo di Aldebaran. Tutti conoscono Aldebaran: ne parla anche una canzone. Dove si trova pochi lo ignorano. Luca, il compagno di scuola secchione di Lavinia conosceva addirittura le coordinate: +16° 30’ -25°37’.
Lavinia sapeva solo che era molto lontana, nella costellazione del Toro.
Prese la sveglietta. Cliccò sul bottone della lucina, un po’ come si fa col mouse del computer e la fece lampeggiare. Una volta, due volte. Una volta breve, due volte lunga. Segnalava a caso. Il suo amico matto le aveva spiegato che tanto tempo prima si usava uno strano alfabeto, il Morse. Ora, però, non c’era più bisogno ed era andato in disuso. Solo i matti pensavano ad usare il Morse quando tutti ormai parlavano col telefonino e si poteva vedere con la televisione quello che succedeva perfino in Nuova Caledonia! Cliccò, ricliccò. Verso la stella. Ad un tratto vide una lucina venire fioca, ma chiara dalle nuvole che coprivano tutto il cielo.
Urca! Una lucina che si accendeva breve, lunga, breve breve, lunga breve, lunga.
Veniva proprio da Aldebaran. Sì sì. Non c’era dubbio. Saltò sul letto. Incollò il naso sul finestrone e sbarrò gli occhi: qualcuno stava usando una sveglietta come la sua.
Chi?
Andò in cucina. Prese la bottiglietta della Pepsi e bevve un po’ di quella roba scura e dolce: aveva ancora la cioccolata sulla pancia. Tornò in camera a guardare: qualcuno lampeggiava da Aldebaran. “ Adesso sveglio la mamma!” “No, è stanca. E se mi sgrida?”. Avrebbe voluto telefonare all’amico matto, ma non aveva il numero di telefono: non l’avrebbe disturbato, perché i matti non dormono mai (è per questo che sono matti!). Decise di stare zitta e di continuare a guardare: sarebbe stato il suo segreto.
Così cominciò ad aspettare ogni sera che quel qualcuno comunicasse con lei con la lucina in Morse.
Ne vennero fuori delle belle chiacchierate, cominciarono a capirsi, costruirono un linguaggio tutto loro. Due brevi, due lunghe voleva dire “Ciao”.
Una lunga, due brevi, una lunga “ Come stai?”. Per dire: “Com’è andata oggi a scuola?” segnalavano tre brevi. E così via.
Dopo qualche tempo riuscirono anche a raccontarsi delle barzellette.
Poi impararono a guardarsi negli occhi. Facevano semplicemente così: una breve, pausa, una breve. Ed una pausa lunghissima. Poi si salutavano con un bel “Ciao”.
La luce, si sa, corre velocissima. Il cuore molto di più.
Questo amico lontano non le aveva fatto perdere i suoi amici vicini ed anche le amiche dispettose o quelle carissime. No. Andava più volentieri a scuola. Faceva i compiti con più passione. La fatica non le costava più di tanto, e sì che di fatica ne faceva!
Con la nonna noiosa (che le voleva un bene dell’anima) era diventata perfino gentile e servizievole. Alla mamma (che si prendeva cura di lei in ogni modo e con ogni sacrificio) non ripeteva più “Uffa!”.
Lavinia aveva sofferto molto: non aveva il babbo. O meglio l’aveva, ma era lontano. Aveva vissuto sempre con la mamma, la nonna e, per un certo tempo, con una bisnonna vecchissima. Tutte donne. “Com’è importante un babbo!” pensava sempre.
“Le mie amiche l’hanno e non se ne accorgono neppure!”.
Lavinia era una bambina stupenda, bella, intelligente e si accorgeva delle cose.
All’amico matto della sua mamma un giorno aveva detto: “ Pippo, vieni quando vuoi, c’è sempre un tappeto rosso per te”. Pippo ci pensava sempre e seduto sugli scogli a guardare i gabbiani, che sanno volare meglio dello Stealth, per la commozione faceva diventare il mare ancora più salato.

Un amico così lontano e così vicino (quello di Aldebaran) nessuno lo aveva mai avuto.
Era successo così all’improvviso, inaspettato.
Lavinia avrebbe voluto tenere il segreto solo per sé, ma non poteva, era troppo bello. Cominciò a dirlo alle sue amiche più care, alle sue amiche più vicine, poi via via a tutti i bambini del suo ghetto, poi tutti i bambini di Rimini lo vennero a sapere, poi sempre di più.
Adesso anche su Internet c’è scritto.
Non ci credete?
Allora, provate ad andare a Gemmano o a S. Marino. Di notte. Guardatevi tutt’intorno.
Se avete gli occhi buoni, e il cuore buono, vedrete, piccole, ma certe, tantissime lucine che escono da ogni camera dove c’è un bambino e cliccando partono verso Aldebaran e verso tante altre stelle.
Sì, perché la notizia che ci sono tanti occhi e tanti cuori sulla Terra l’hanno imparata anche da Vega, Arturo, Altair, Sirio...
Sapete quante svegliette con la lucina fabbricano in Cina e a Taiwan?
Diecimila bilioni di trilioni. E non riescono ad accontentare tutti.
Non siete convinti?

Perché non provate a cliccare anche voi con la sveglietta?

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