giovedì, settembre 09, 2010

La marchesina d'Invrea

In ogni parte del mondo, tutti, perfino sulle pendici del Ruwenzori, conoscono la ragazzina dai capelli rossi, l'amica di Charlie Brown, la fiamma del suo cuore.

Tutti i desideri si realizzano. Come?… Quando?…
Il buon Dio provvede; ma tutti, proprio tutti, si realizzano.
La vita è così. Il cuore desidera e  tutto accade. A tempo e a modo.
Nasciamo per la felicità.

Fu così che anche Filippo conobbe, un bel giorno, la ragazzina dai capelli rossi.

Filippo era un vecchio fisioterapista. Aveva sognato, in gioventù, di essere chiamato a curare il Papa (così, perché gli piaceva viaggiare…) ed intanto, per prepararsi, lavorava in un vetusto Ospedale di un'antichissima città di mare, alla foce di un fiume carico d'acque e di anni.

Bella? Simpatica? A lui bastavano i capelli rossi.
Un viso austero e sofferente, due trecce ed un paio d'occhiali, una mamma ed una sorella, rosse e ondulate anch'esse.
Belle? Stupende.
Silenziose e sdegnose.
Semplici.
Riservate.

La signorina in questione aveva rimediato un braccio rotto ed un gomito che non voleva saperne d'allungarsi.
Aveva anche un papà, lontano.
Ed un nonno, artista.
Il papà volava. Il nonno no.
Aveva paura solo di due cose: giocare a palla ed essere morsicata dagl'insetti.
Conosceva Shakespeare a memoria e non guardava la televisione.
Scriveva poesie e andava in bicicletta.
Aveva uno sguardo languido e birichino.
Con tanta ingenuità sapeva prendere in giro, e con molta finezza.

Quando erano soli, in palestra, Filippo le prendeva il braccio malato e glielo allungava.
Lei lo guardava negli occhi e, muta, lo supplicava.
Lui la guardava negli occhi e le parlava.
La mamma, di fianco, leggeva e, discreta, ascoltava.

Un giorno, in segreto, la ragazzina gli disse: "Beh, vedi. Ecco…io sono una marchesina".
"D'ora in poi dovrò darti del Lei e farti il baciamano" le rispose.
"Beh… no!"

Che grande concessione!

…La ragazzina dai capelli rossi e, per giunta, marchesina…

"Un mio avo era re" soggiunse abbassando lentamente le ciglia.
"Di che cosa?" le chiese
"Beh… non so… della Liguria, penso. Veniamo di lì."

Che onore!

"Se fossi un insetto, le darei un piccolo morso leggero e dolce, senza farle male - pensò Filippo - proprio nella piega del gomito, che non vuole allungarsi".

Proprio così devono aver pensato i diecimila (uno più uno meno) insetti che le si buttarono addosso il giorno che cadde in mezzo ai rovi nel fosso, il giorno designato in cui si ruppe l'osso.
Filippo nutriva il vago sospetto che uno di loro, un ragno equilibrista, si fosse infilato nella ruota della bicicletta per farla scivolare sulle foglie e finire nel cespuglio…e gli altri…tutti lì ad aspettare.
Gl'insetti, proprio loro, le fecero rosse tutte le braccia e la faccia rossa, rosse le mani e le gambe, il sedere no, perché aveva i calzoncini.
E la maglietta?
Vigliacchi, attraversarono anche quella!
Non le bastavano le lentiggini. Fu tutta piena di bollicine rosse.
Una marchesina, si sa, è sempre in ordine ed elegante. Il rosso sta bene col rosso.
Queste cose Armani le sa benissimo.

La colpa, forse, era degli spini? No, potete giurarci, furono gl'insetti.
Dove finirono dopo il misfatto nessuno lo sa. Nessuno li vide. Nessuno fu testimone.
Vili, si nascosero.
Un affronto tale ad una marchesina!

Beata, nel suo castello, in mezzo al bosco, con una fetta di spiaggia tutta sua, il vecchio castello del suo avo, pedalava contenta, sola e sportiva sul sentiero.
Un auto ferma le ostruiva il passo.
"Ci passo? Non ci passo? O Dio, cado".
Pluff, che tuffo!

Un'imboscata, una vile imboscata.

"Che gusto c'è a tuffarsi nei rovi?" le chiese Filippo.
"Che noia il catechismo! Sempre le stesse cose!" gli rispose con occhi languidi.

Johanna, Dio ti benedica.

"E hai la piscina?"
"Siiii…"
"Con i pesci?"
"Certooo… E un lago… coi fenicotteri…"

Johanna, Johanna.

"E quante stanze?"
"Molteee…"
"E Felicita?"
"Lei legge"
"E tuo papà?"
"Vola… con l'elicottero"
"Giochiamo a palla?"
"Siii…"
"Non chiudere gli occhi"
"Ma ho paura… Può giocare anche Felicita?"
"Siii…"

Johanna, dove sei?

L'ultima volta che Filippo la vide fu poco prima di Natale, l'ultimo Natale del secondo millennio.
Le chiese un regalo. Un sasso del suo castello.
Johanna voleva dargli un bacio e stringergli la mano.
Filippo non glielo permise.
Anche lui aveva un castello, alto, nel fitto del bosco, con un lago e dei cigni.
Le offrì un cioccolatino.
Johanna non lo prese.
Filippo le infilò in tasca, senza avvicinarsi, un piccolo sasso del suo castello.
Johanna non se ne accorse; ma da allora nessun insetto le si avvicina più. Nessun ragno osa farle dispetti.

Dio ti salvi, marchesina.
Non temere più.
Un Re più grande del tuo avo ti ha invitato alla sua corte.
Filippo era il suo povero scudiero.

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