mercoledì, settembre 08, 2010

I gigli del campo

“Buongiorno!” disse un grillo canterino entrando all’improvviso in un campo di grano.
I papaveri rossi rimasero stupiti. Chi era costui?
Le rondini volavano alte nel cielo ed ogni tanto mangiavano qualche farfalla al volo calando in picchiata sopra di loro.
La giornata serena e il caldo sole invitavano tutti gli animaletti ad uscire dalle tane e dai buchi sottoterra.
Una banda lontana suonava una marcetta allegra. Il tamburo batteva con foga e ritmava il passo.
Un fiumiciattolo pigro e silenzioso correva qua e là per la campagna come un bambino che se ne va a zonzo quando non ha nulla da fare.
Nel campo che si trovava dietro la villa del Commendator Agenore Parapiglia si stava preparando un grande avvenimento. Per la prima volta nella storia del paese, che dico?, del mondo, una grande sfilata si sarebbe svolta fra tutti i fiori. Fior di stilisti, financo il grande Valentino, avevano promesso d’essere presenti, un po’ per curiosità, un po’ per trovare qualche idea per i loro modelli.
Armani sarebbe venuto di nascosto e Coco Chanel aveva mandato la sua lavorante più brava.
Una lunga striscia di prato era stata rasata e tutt’intorno dei cespugli collocati a mo’ di poltrone.
Le più belle modelle avrebbero assistito all’avvenimento circondate dall’ammirazione dei cento giornalisti invitati a partecipare.
La TV di Fiabilandia e di Disneyland avevano piazzato le loro telecamere nei luoghi strategici. Quattro registi erano pronti a mandare in onda in mondovisione il défilé.
Trentaquattro segretarie con i loro computer stavano scaldando le dita per trascrivere commenti e giudizi dei partecipanti.
Trecentoventisette satelliti in orbita attorno alla terra erano pronti per rinviare in ogni angolo del globo le immagini a colori.
Tutto era pronto. Solamente una nuvola birichina se ne stava appollaiata e nascosta dietro il campanile della chiesa, con la vaga idea di fare uno scherzetto e bagnare tutti.
La sfilata iniziò.
La margherita aprì la sua corolla a petali come una minigonna e si avanzò dolce e umile.
Il papavero, rosso per la timidezza, ondeggiò sulla passerella e sparì svelto dietro le frasche messe lì come una tenda.
La rosa, elegantissima ed un poco pungente, avanzò come una gran signora.
L’iris viola fece emozionare tutti.
Il biancospino mostrò a tutti i suoi piccoli fiori.
La magnolia profumava come non era mai successo.
Ad un certo punto si avanzò sulla passerella una viola mammola. Quasi nessuno la notò tanto era piccola e riservata.
Il nontiscordardimé lo notò solamente il Signore e chi aveva gli occhi come Lui.
Un applauso scrosciante accolse l’entrata della bocca di lupo.
Il geranio fu salutato da un’ovazione.
Erano le coccinelle, fanatiche ammiratrici.
Così in un crescendo memorabile di colori, profumi, ondeggiamenti passavano tutti i fiori.

Quando arrivarono i gigli, bianchi, alti, eleganti e dignitosi, tutti si alzarono in piedi, spellandosi le mani, pardon le foglie, per l’entusiasmo.
Il giglio Filippo, lo stilista, rimase fermo, diritto, guardando tutti negli occhi, o meglio nei petali e disse: ” Signori miei, queste modelle che voi vedete, queste “giglie” così eleganti nei loro corpetti bianchi candidissimi, questi orli ben tagliati, questi pistilli gialli, lunghi e sottili che tutti invidiano e che tutte le fiore (cioè i fiori femmine) vorrebbero possedere… Naomi Campbell o Claudia Schiffer darebbero non so che cosa per avere delle gambe belle e slanciate come i loro steli e le foglioline che li accompagnano farebbero la gioia di tutte le ragazzine desiderose di decorarsene i capelli.
Sì, i gigli sono proprio belli. Chi è capace di fare altrettanto si faccia avanti.”
Di soppiatto, Valentino si allontanò un po’ triste, Armani raccolse le sue cartelle con i disegni e salì zitto zitto sulla sua Volvo. Le sorelle Fontana non riuscivano a ricordare uno dei loro abiti da sposa così semplice e grazioso, fine, raffinato e di buon gusto come quello di cui erano vestiti i gigli.
Soffice al tatto e di taglio pregiato.
I grandi sarti francesi, Dior in testa, nascosti dietro i loro occhiali scuri non sapevano più dove guardare e si vergognavano un pochino di non essere mai stati capaci di mostrare nei loro atelier parigini un disegno così ben congegnato, forte ed estroso, essenziale e tenero al tempo stesso.

Tutti gli abitanti della campagna erano contenti. Le formiche stesse avevano interrotto il loro incessante andirivieni per accatastare i chicchi di grano per l’inverno e, stupite guardavano in su.
Le processionarie avevano interrotto la loro lunga file e, disposte in fila per tre col resto di due,
battevano le loro 58 zampine, stando a bocca aperta davanti a tanto splendore.

Ogni fiore aveva sfilato da solo pavoneggiandosi o scivolando intimidito lungo la striscia di campo rasato adibito a passerella. I gigli si erano presentati insieme e nessuno invidiava o faceva ombra all’altro, ma passando ora uno ora l’altro, reciprocamente si accompagnavano e formavano un gruppetto che si componeva e scomponeva quasi danzando. Si tenevano per mano, (cioè per le foglie), e, semplicemente, facevano godere tutti di questa loro amicizia.

La sera calò improvvisa. Schumacher con la sua Ferrari 550 fu l’ultimo a lasciare il campo.
“Wunderbar” continuava a ripetere. “Merafiglioso!” 
Tornato a casa, propose subito alla Ferrari di cambiare il colore rosso in bianco. Voleva anche cambiare il Cavallino rampante con un giglio.
“Se ne parlerà la prossima stagione” gli risposerò gentilmente. Si sa, i meccanici non sono molto poeti!
Sta di fatto che a notte fonda ancora si festeggiava la vittoria dei gigli e la batosta delle grandi “maison” di moda umana. Non aveva avuto bisogno di milioni di dollari il buon Dio per vestire i gigli e tutto il resto. Solo un po’ di fantasia e tanto affetto.

Alla prossima sfilata cosa succederà?

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