mercoledì, settembre 08, 2010

Francesca

“I duvria butè una masa ad bombi, par ripopulè e mer. L’è mej, a t’e deg me” * commentava un vecchio pescatore, mentre il suo vicino fischiettava in sordina “Munasterio ‘e S. Chiara”. Delle case di Borgo Maggiore si potevano distinguere le finestre ed un vecchio pesciolino tutto bagnato, sdraiato sul fondo pensava: “Vorrei essere sepolto in mare” mentre guardava dei giovani pescioletti migrare verso la terraferma nei cestelli di quegli strani uomini con la canna.
Il Comandante del Porto osservava tutto, accigliato (era il suo ruolo!) e contento al tempo stesso.
“Ma perché le mamme di questa strana città non svegliano i bambini presto presto, mettono loro il costume di lana a righe bianche e verdi, la canottiera, i sandalini e non li portano giù a vedere il sole che si alza, le onde che frusciano e i discorsi dei nonni pensionati?”
“Perché le mamme sgridano i loro bambini quando questi pestano le pozzanghere con le scarpe nuove ed il vestito bello della Domenica?”
Era più difficile scoprire questi misteri che quelli di Indiana Jones.
Il Comandante era nato a Serracapriòla. I suoi genitori non erano marinai. Lui stesso aveva giocato da bambino in mezzo alla campagna e non aveva mai visto il mare.
Era successo tutto durante il Servizio Militare. Da soldato aveva conosciuto una bellissima ragazza mora, cogli occhi mori e la pelle bianca, coi denti bianchi e le labbra rosate, e le unghie con le dita affusolate, i capelli lunghi raccolti dietro e con un vestito lungo stretto in vita, le scarpe a sandaletto e un portamento semplicemente affascinante.
Com’era bella! Così per restare sempre con lei  era rimasto in Marina e piano piano, studiando e con fatica, era diventato Comandante ed aveva finito per innamorarsi anche della città dove era nata la sua bellissima ragazza.
Serracapriòla esiste davvero. Provate a cercarlo sulla cartina. E’ nel sud dell’Italia, dove c’è sempre il sole ed anche quando piove, il sole sta sempre sopra le nuvole, cosicchè non ci si può mai lamentare: “Uffa, che brutto tempo! Uffa, come piove! Uffa, che freddo!”, perché il sole sbuca fuori all’improvviso e vi sorprende: ci gioca, si diverte!
Il Comandante del Porto, da vero uomo del Sud, era molto cordiale, generoso, simpatico ed amava i bambini. Avrebbe voluto averne tanti. Gli era nata solo Francesca.
Lui era contentissimo, eh!, Francesca era tutto per lui, molto più del mare, molto più di tutti i suoi marinai, che pure avevano una stima grandissima del loro comandante. Francesca era la stella marina più bella che lui avesse mai visto, era l’alba più chiara che avesse mai gustato, era il pesce più buono che lui avesse mai mangiato e quando, di notte, vegliava scrutando l’orizzonte buio, era la Stella Polare più polare che potesse esistere.
Il faro spazzava le onde per confortare i marinai al largo e la sirena, nella nebbia, li richiamava a riva: Francesca per lui era così.
Un Comandante, si sa, ha molte responsabilità: studia le carte, ordina di qua e di là, deve tenere a bada i contrabbandieri, controlla la spiaggia ed i bagnanti, esce in mare con la motovedetta, dà i ricevimenti, parla con il Vescovo e con il Sindaco, riceve il Ministro in visita, regola la pesca ed il traffico dei pescherecci…quando poteva giocare con Francesca, lui era il Presidente della Repubblica, anzi il Re stesso in persona.
Francesca ormai era una ragazzina. Aveva una faccia buffissima, da schiaffi, sembrava sempre che vi stesse prendendo in giro e portava gli occhiali.   Aveva sempre voglia di scherzare: era simpaticissima. Quando andava sulla spiaggia, col suo secchiello, non faceva sapere a tutti che era la figlia del Comandante; si limitava semplicemente a fare i dispetti alle altre bambine, per far capire che lei era una bambina speciale.
A volte il Comandante svegliava Francesca in piena notte. In ciabatte, zitti zitti, percorrevano tutto il molo fino agli scogli per vedere i granchi che facevano la serenata alle granchie. Senza chitarra. Senza fisarmonica. Ciac Ciac Tum Ciac Ciac Tum Tum Ciac. Con le loro chele improvvisavano dei magnifici blues. La luna nel cielo serviva da faro di scena. Le onde del mare facevano l’accompagnamento. Un vecchio cannello arrangiatore che aveva curato anche le canzoni di Louis Armstrong in gioventù, dava al tutto un fascino particolare e suadente.
Neppure a St. Louis, sul Mississippi erano capaci di fare altrettanto.
Il Comandante sedeva lì, in disparte, sullo scoglio più rotondo, per non farsi male al sedere.
Francesca si sedeva di fianco a lui ed appoggiava la testa sulle ginocchia del papà. La notte diventava lunga lunga e sembrava non dovesse finire mai. Spesso i pescatori la mattina, di ritorno dalla pesca, li ritrovavano così.
La guazza mattutina neppure li bagnava. Erano così contenti che perfino il sole si alzava dal mare in punta di piedi, illuminando pian piano delicatamente i loro volti.
Il Comandante era un poeta. Aveva voluto visitare la Russia e non finiva mai di raccontare la bellezza che i suoi occhi avevano contemplato.
Francesca lo ascoltava ad occhi spalancati e siccome portava gli occhiali essi apparivano ancora più grandi. Le sue orecchie ed il suo cuore non si saziavano mai di ascoltare. Si era fatta solennemente promettere che un giorno sarebbe andata con lui a vedere lo Schiaccianoci al Teatro Kirov a S. Pietroburgo, dove ballano le più belle ballerine del mondo ed i più bravi ballerini di qualsiasi tempo.
Francesca sapeva dipingere. I suoi disegni erano appesi in tutte le maggiori…camere da letto delle amiche della mamma o negli studi degli amici del suo papà.
Nello studio personale del Presidente della Repubblica del Kazakhstan ce n’è uno stupendo: un pesce d’Aprile speciale disegnato apposta per l’illustre personaggio. Questi, in occasione di una visita ufficiale di Stato in Italia, era venuto apposta in questa bellissima città di mare per fare visita al Comandante, suo carissimo amico, conosciuto in occasione di una battuta di caccia sulle sponde del Lago di Aral. Era rimasto talmente affascinato dalla personalità di questo umile uomo del Sud che aveva insistito per portato fino in mezzo al grande lago con l’elicottero per fargli vedere le sponde, che non si vedevano più. Regolarmente, per Natale, gli mandava due grossi storioni. Arrivavano un po’…non proprio freschi; ma come si fa a rifiutare tanta cortesia?

Così Francesca gli aveva inviato un pesce d’Aprile ed ora, dietro la poltrona in cui siede il Presidente Kazakho, in fronte a tutti i potenti del mondo, il disegno di Francesca ricorda che il mondo è bello perché è buffo.
Dio stesso da giovane ha lavorato in un circo.
Così dicono. Io non so; ma il mondo è proprio divertente!

Anche Francesca è buffa. Forse è per questo che è al mondo.

* “Dovrebbero buttare molte bombe nel mare, per ripopolarlo. E’ meglio, te lo assicuro”
   (fa riferimento alle bombe sganciate dagli aerei in difficoltà durante la guerra contro la Serbia, la cui presenza impediva o rendeva difficoltosa la pesca commerciale)

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