mercoledì, settembre 08, 2010

Chiara

Che tempo fa a Pechino? Non so. Pechino è una città grande, mi hanno detto. Non ci sono mai stato. Chiara abitava a Pechino. Si era messa in testa di imparare a scrivere con quegli strani disegnini. Voleva parlare come i cinesi.
Chiara non l’ho mai conosciuta. E’ sempre stata nel mio cuore.

Quel giorno di Maggio Chiara era appena uscita per andare all’Università di Pechino, come il solito. Enzo stava tornando a casa. Mancavano solo pochi chilometri.
Pechino è molto lontana. Dodici ore d’aereo e ci puoi arrivare. Fidenza è piccola e vicina.
Enzo era stanco.

Il mio amico Enzo era stato lì lì per impugnare la pistola e seguire le Brigate Rosse. Aveva incontrato lo sguardo di un uomo buono, lo stesso di Daniela.
Aveva mollato la pistola. Aveva cominciato ad usare il bisturi, per aprire la pancia alla gente. Non lo faceva per vendetta proletaria. Solo ridava speranza a quelli cui la vita ne offriva veramente poca. Tante persone aveva fatto campare. Aveva asciugato molte lacrime.
Chiara si era messa in testa di andare lontano. Enzo l’aveva fatta partire.

Cosa ci fa un chirurgo stimato sugli scalini di una chiesa, fra gli orchestrali in una sera d’estate? Ha vicino a sé la cantante con una minigonna inguinale.
Perché non pensa ai soldi e alle donne? Ne potrebbe avere finché ne vuole.
La gente si è fermata. Non balla più. Qualcuno sgranocchia ancora una piada, qualcuno continua a trangugiare del buon Sangiovese. Fa caldo. Le donne sbracciate, gli uomini in calzoncini ascoltano distrattamente Enzo che racconta la sua fede e i suoi amici, il suo lavoro: perché fa quello che fa, perché non può farne a meno.
Che rumore sulla strada!
Incanta e affascina.

Poteva prendere la pistola e cambiare il mondo. Si è messo in testa d’essere amico di quella banda di ragazzi che stanno sempre con l’uomo buono. Lui stesso aveva messo su una banda d’amici. Ad alcuni aveva anche insegnato ad usare il bisturi. A tutti insegnava a vivere.
Col suo parlare esuberante, quasi uno sproloquio, raccontava a tutti la sua fede.

Seduto nell’auto va verso casa.
Sbanda, frena, rimbalza, frena, sbanda, poi cade giù nel fosso vicino all’autostrada.
Dice: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”
Un bagliore accende la notte. Come centinaia di tori e di capri, come un agnello, sta lì.
Il mondo gli sfreccia di fianco. Non vedete? Fermatevi! Possibile che tutti dormano? Nessuno si ferma. Nessuno si accorge.
Perché?
Solo, Enzo non si muove, sul sedile della sua Audi.

Chiara sta tornando dalla mensa. Ugo, il contadino del podere lungo l’autostrada, passa vicino alle lamiere fumanti. Chi c’è lì dentro, chi è? La targa, solo la targa. Dio, è il dottore!

Icio ha preso il primo aereo per Pechino. Ci vuole poco da Taipei. Icio non sa usare il bisturi. A malapena riesce a far capire un po’ d’italiano ai suoi allievi dell’Università Fu Jen.
E’ un padre. Lo stesso cuore di Enzo. “Vi auguro di essere padri e madri dei vostri amici, dei vostri vicini”. Chiara è la sua amica. E’ così dolorosa la morte di tuo padre da vicino; a 8000 chilometri…
Chiara, come tutte le mattine, va all’Università. Enzo accompagna sempre la sua ragazza.
Siede sul banco di fianco a lei. Con stupore la vede disegnare quelle strane cose che i cinesi da quattromila anni si ostinano a chiamare parole.
La ascolta pronunciare quei suoni che lui non amava: sono dolcissimi dalle labbra di Chiara.
Torna al pensionato con lei.
Chiara piange, perché non sa. Enzo piange: lui sa. Non gli è stato tolto niente del suo umano. Anzi.

Il cardinale di Bologna ha voluto benedire le mani di Enzo, che ora non taglieranno più la pancia di nessuno. Un cardinale benedice un quasi brigatista. Come tutto cambia di segno, mentre rimane uguale!

Icio si prepara a tornare in Italia con la sua famiglia. Hermes infaticabile lavora tutto il giorno. Diana tenera e trepida aspetta la sua bambina che nascerà fra poco. Leo continua ad ammirare i tramonti kenioti. Rose affronta, senza spaventarsi, il volto terribile di Cristo nei suoi malati di AIDS. Anna Maria guarda con stima i suoi studenti nigeriani. Padre Giuliano corre su e giù per il Brasile a confortare gli amici carioca.
Gli amici “pazzarielli” di Chicago si presentano tutte le mattine al lavoro e la farmacista paraplegica con un tumore al midollo sorride ai bambini che giocano alla “Settimana” nella strada davanti a casa sua. Pietro condivide la fame con i fedeli a S. Pietroburgo. Il lattaio di Place de la Concorde non si è ancora stancato di consegnare le sue bottiglie per la colazione.
E le bombe piovono su Belgrado.


Enzo, prega per noi il Signore: che ci sia data la tua stessa fede.

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