Naso a patata, un po' all'insù, alla francese, anche se furono gl'inglesi a comandare sulla sua terra.
Gonna lunga, corpetto, un lungo piumino d'oca quand'è sera.
Portamento fiero, da regina.
E' il bello delle donne africane.
La incontrai nei boschi sotto il Rutor. Stava seduta leggendo un libriccino. Le spiegava cosa le era successo.
Uno sguardo che ascoltava.
Guardava parlare, gli occhi stupiti e brillanti, pieni di gratitudine.
M'intrufolai al suo matrimonio, non invitato. Sotto la quercia, nell'aia che s'affacciava sulla Pieve, la vidi uscire, circondata dagli amici.
Suo marito l'incontrò così, neppure voleva, all'angolo.
"Donna, perché piangi?" E la sposò.
Silenziosa e fedele. Guarda e ascolta.
Lui lavora lontano. Anche lei lavora, grata e contenta: può aiutare i suoi, laggiù dove il sole picchia a perpendicolo.
Non ho mai visto l'Africa, non la vedrò mai. Avrei voluto abitarci, avere figli, tanti; curare tanti bambini, neri. Una volta cercai d'intrufolarmi, c'ero quasi riuscito. Fu pochi mesi fa. Un amico fece la spia e mi buttarono fuori.
Dopo qualche tempo scoppiò Ebola, proprio lì ed un medico morì, eroe e martire, giovane come le sue infermiere. Non vide mai l'America, che pure meritava. Non ebbe il Premio Nobel, che gli sarebbe stato dovuto, un giorno. Morì, pieno di dolori e di emorragie.
Sorridendo e ringraziando.
Un giorno mi salutò, seduta su una panca, aspettando il marito.
Io le risposi. Finora avevo solo osato guardare il suo volto, pieno di gratitudine.
Allora le regalai un libro, nella lingua dei coloni che lei parlava.
Poi fu lei a chiedermi un libro: "Per pregare" mi disse.
Proprio quello cui tenevo di più e che aveva suscitato non poca ironia nei miei amici quando l'avevo acquistato. "Una delle sue stranezze" pensavano.
Un piccolo libro, di poco prezzo. Non l'avrei dato a nessuno, neppure al Papa.
Lei, sorridendo, riuscì a "strapparmelo", lo aprì e lo strinse al cuore.
Un giorno di freddo e di stanchezza mi raccolse dalla strada.
Non avevo dormito, al lavoro mi aspettavano.
"Se divento ricco - le dissi - ti assumo come autista personale". Sorrise.
Guida bene ed è calma. Veloce e sicura, non si arrabbia. Proprio come io non faccio mai.
Ascolta e guarda, nobile e semplice.
Come Gloria, della sua stessa terra. Chissà dov'è Gloria, ora?
Lei è qui.
E' il volto stesso della gratitudine. Si chiama…
Avrei voluto scrivere questo racconto in francese. Quando il mio cuore è contento o stupito, si mette a parlare così.
Ma la mente non segue e la lingua inciampa.
Qualche parola, confusa e tentennante. Mi trovo muto e…
Sono quasi sicuro che Gesù Bambino coi suoi santi parli francese.
Non parlava così anche S. Teresina?
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