Quel giorno il materasso per l'amico infermo non andava bene e non lo comperarono. Erano venuti qui apposta.
Quella sera decisero di andare a salutare la famiglia che conoscevano proprio qui vicino e andarono a mangiare nell'attesa. Un'amica li aveva portati al "Coniglio". Avevano già saldato il conto e dovevano già essere di ritorno casa. Si erano trattenuti un poco a parlare con la famiglia amica.
Quella notte un ragazzo aveva fatto festa con gli amici da suo padre. Era tornato indietro per portare un po' di pizza ai suoi, che non c'era più. Era ripartito in fretta; la sua moto sfrecciava sull'asfalto d'estate.
Una botta, un tonfo.
Quella notte le macchine erano ferme al semaforo rosso. Uscirono alcuni al rumore e videro una massa senza forma nel buio. Andarono incontro con le luci dei cellulari. Fermi! E tutto si fermò.
Due preti si chinarono a dirgli: "Non sei solo, Gesù ti vuole bene". Il cuore batteva ancora, la gamba non c'era più. Gli diedero l'assoluzione e tutto finì.
Un grande dolore e una rinascita quel giorno.
Quel giorno fu tutto un caso o forse doveva accadere così. Fu un miracolo, si disse.
Il tempo passa, il dolore continua. Il dolore di un padre non ha confine.
Conselice è sotto Ravenna, Romagna bassa, ma il vescovo è di Imola. Stasera quel padre, il fratello e un amico sono andati a trovare quei preti "del caso", che non dovevano trovarsi lì, quella notte, a quell'ora eppure c'erano, accogliendo per conto di Gesù quel figlio che correva.
Il Covid ha colpito duro anche qui: li aveva tutti chiusi in se stessi. L'alluvione ha schiantato questa gente, ma sono rinati solidali, aiutandosi.
Hanno mangiato insieme, si sono raccontati. Cosa è successo fra loro nessuno lo sa tranne loro. E' gente-gente.
L'amico ha dormito all'andata e al ritorno: è stanco, come ogni prete che si rispetti. Il fratello guida. Quel padre ripete: "Stasera vengo a casa rafforzato".
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