Nei giorni della merla gli
alberi sono spogli e infreddoliti. Solo le conifere, quelle con gli aghi, sono
ancora vestiti. I rami si stendono verso il cielo per chiedere un po’ di sole e
di caldo. Sanno, sentono la vita che stenta in attesa della nuova stagione di
primavera. Le foglie verranno, ma ora…solo in Ospedale si sta al caldo.
Nella è una bambina che parla
francese, perché è nata lì, da qualche parte e lì è andata a scuola. Ci fu un
tempo in cui anche dall’Italia si emigrava, per il lavoro e per la famiglia.
Nella non è francese, ma questa lingua dolce suona bene nella sua voce,
gentile, discreta, raffinata.
Un bel giorno torna in Italia,
si sposa, si è fatta grande. Nella lavora, i suoi figli, il marito, i bambini,
la scuola. Da buona bidella non picchia i bambini, non li sgrida, non da
punizioni per le loro birichinate. Dal suo piccolo villaggio, dal ghetto di
poche case, corre ogni giorno in bicicletta verso la grande città del mare,
distrutta dalla guerra, alla quale alcuni svizzeri hanno regalato una scuola
per ricominciare. Nella sa spazzare, pulire, rassettare. Non insegna nulla, ma
i bambini le vogliono bene come lei ne vuole a loro.
Muore il marito, Nella è
sola. Passano gli anni e Nella li segue, come gli alberi che vivono nel
boschetto della chiesa. Tutto passa, le gioie, i dolori, gli anni, i parroci, i
rami si vestono e si svestono.
Nella ha un’amica del cuore.
Abita proprio di fronte a lei, una Signora, in una casa grande, mentre lei vive
in una casa piccola, raccolta con un piccolo orto e i figli vicino. La Signora
della casa davanti la riceve volentieri, dolce, silenziosa. Ascolta le cose di
Nella e la consola E’ una grande signora, che accetta l’amicizia confidente di
Nella. Nella è vedova, alla Signora è morto il figlio tanto tempo fa. Si
intendono, si aiutano, da donne, da buone vicine. Nella le tiene pulito il
cortile, un grande cortile. Le toglie le foglie d’autunno e le cartacce dei
ragazzi sfrontati e incoscienti che vengono a fare l’amore sugli scalini della
villa. Il cortile è sempre aperto perché la Signora vuole così.
Quanti custodi sono passati!
Nella li conosce tutti, con tutti ha avuto confidenza, tutti chiamando per
nome, tutti rispettando.
Dalla sua piccola casetta,
dal suo osservatorio, continua a fare la bidella, sorveglia chi entra e chi
esce, chi si avvicina, con buone o cattive intenzioni, a quella villa così
grande che accoglie tutti. La Signora non manda mai via nessuno, perfino i
ladri, i vagabondi, i furbi, i giusti e gli ingiusti. La Signora ama i bambini
e anche Nella, col suo cuore ballerino, fa così.
Nella pulisce le foglie e
ansima un poco. Ogni giorno un po’ di più, nel caldo dell’estate, nel freddo
dell’ultimo autunno. Fu per questo che un custode la chiamò scherzosamente “Nostra
Signora delle foglie”. Era un custode bello, giovane, forte, che niente
sembrava potesse spezzare eppure… fu l’ultimo che Nella salutò in un bel giorno
di prima primavera, quando le foglie hanno già coperto i rami e i fiori
fioriscono in mille colori. Nella allora passava molto tempo dalla Signora,
perché quel custode era giovane e lei non riusciva a darsi pace: “Perché non io
che sono già vecchia?”
Nella ora va a Messa tutte le
sere nel suo vestito più bello, mentre il suo cuore batte sempre più piano, da
povero pazzerello. Nella è in Ospedale. Il dottore ha voluto così, per farla
riposare dopo tanto fare, tanta passione, tante foglie.
Nei giorni della merla,
quando tutto il mondo sembra fermarsi sotto il gelo e il sole non scalda più,
nel giorno caro alla Signora della casa davanti, di notte, nel silenzio, mentre
tutti dormono, la Signora la manda a chiamare. Adesso vuole che stia sempre con
Sé.
Nella esce, attraversa la
strada. La porta è aperta. Il giovane custode l’accoglie e l’annuncia: “Nostra
Signora delle foglie è arrivata!” La Signora si fa incontro. Nel suo dolce
francese la saluta: “Je vous remercie beaucoup, Madame, enfin je vais vivre
avec vous toujours”
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