(Un piccolo racconto che credevo perduto e che ho ritrovato. Poco tempo fa anche la NASA ha scoperto che su Marte c'era l'acqua, quindi la vita; ma la mia fantasia l'aveva visto molto prima)
Il giorno in
cui il sole cominciò ad allontanarsi, gli uccellini cantavano più rochi, i cani
camminavano più storti e gli alberi avevano le foglie un po’ più gialle.
Nessuno se ne accorse.
Solo qualche bambino curioso notò che il sole era come un po’ appannato e
appena appena più piccolo.
Cominciò così, in sordina, l‘evento che avrebbe cambiato tutta la vita degli
abitanti di Marte.
Le cronache si chiedono ancora perché il sole decise di spostarsi più in là, se
fu il passaggio della cometa di Halley o quello strano pianetino che aveva
tenuto tutti col fiato sospeso quando era passato così vicino all’atmosfera.
Qualcuno diede la colpa alla congiunzione sfortunata di Giove e Saturno in
opposizione a Mercurio. Sta di fatto che il sole piano piano cominciò a
diventare più piccolo e le stagioni più fredde.
Qualche scienziato diede la colpa agli spray dolci con cui i marziani erano
soliti chiudere i pasti.
Passavano i giorni ed il sole rimpiccioliva.
Gli alberi cominciarono a nascere nani, per risparmiare energia, l’erba copriva
a mala pena il terreno.
Gli animali videro il cibo scarseggiare sempre più.
Gli uomini cominciarono a costruire case e fabbriche sotto terra.
L’acqua era sempre più ghiacciata. Tutto lentamente era diventato un deserto.
Ad un certo punto sembrò che il sole si fermasse; ma tutto oramai non esisteva
più.
Sul deserto di sassi e sabbia nessun uomo fu più visto camminare liberamente da
solo o in compagnia di amici. Nessun bambino si mise a giocare. Nessuna donna
apparve a tenerli per mano o spingere una carrozzina. Tutto finito.
Nulla lasciava pensare che un giorno Marte fosse stato un paradiso, con fiumi,
laghi e carpe.
Niente più mari, niente pesci, niente barche.
Nulla.
Tutti gli abitanti erano partiti, che prima chi poi, seguendo il sole. Navi
volanti attrezzate si erano messe a seguire il sole nel suo lento pellegrinare
verso chissà dove.
Portarono con sé i ricordi ed i semi, semmai fossero arrivati da qualche parte,
per ricostruire il loro giardino. E via, tempo dopo tempo, restando sempre ad
una certa distanza da quella stella, che li aveva abbandonati portandosi via
tutto, come un ladro di notte o una faina entrata nel pollaio.
Nacquero i bimbi, nacquero i nipoti,
Le mamme diventavano nonne e bisnonne.
Continuava senza fine questa lunga processione.
Il sole era partito e loro dietro, sperando e temendo.
Una piccola palla d’acqua, macchiata qua e là di chiazze strane, si presentò
una bella mattina di primavera ai loro occhi. Bella. Di un blu profondo. Come
Marte nei racconti delle antiche cronache.
Due navi scesero a vedere quella novità e tornarono indietro a riferire. Si
poteva tentare di fermarsi un po’.
Fu d’accordo anche il sole. Pochi giorni dopo si fermò e ricominciò a scaldare
i cuori e le cose.
La chiamarono Terra i nostri antenati.
Noi siamo nati qui.
Nuovi bambini sono nati e nuovi nipoti.
Nel nostro giardino, sempre scrutando il sole che non decida di allontanarsi di
nuovo.
Ma sembra proprio di no, da quando è venuto ad abitare con noi il Signore
dell’Universo, che ci ha fatto trovare questa bellissima palla blu sospesa nel
cielo.
Torneremo su Marte? Ci rifugeremo su Venere o su Mercurio?
Costruiremo una città su Proxima Centauri?
Che paura c’è?!
Nessun commento:
Posta un commento