8 anni!
Chi manderebbe oggi, ai nostri tempi, una bambina di 8 anni a lavorare, a dare una mano come “pratica” (si diceva così allora) in una farmacia?
Di là dalla strada, oltre la ferrovia del trenino che portava lo zolfo della Montecatini fino al mare e riportava su persone, unendo quella valle così povera e bellissima, che dopo la Guerra stava ripartendo, una piccola farmacia iniziava i propri passi.
Intuizione geniale di un giovane laureato che aveva sposato una ragazza del luogo, orfana di entrambi i genitori, qualche anno dopo la prima disastrosa guerra cui era seguita un’epidemia che si ricorda ancora, la terribile “spagnola”.
Gli uomini sono così, ripartono sempre, non stanno mai buoni, nel bene e nel male, li spinge una speranza inspiegabile, sempre tesi fra la distruzione e la ricostruzione.
Che strana bestiolina c’è al mondo!
8 anni ed una voglia di vivere e di fare impressionante, un’intelligenza viva, aperta, determinata.
Tutto scorreva limpido, piano, quotidiano. C’era ancora chi faceva la fame e chi stava bene. Il dottore era uno di questi ultimi; la moglie bellissima, gli amici, i viaggi e le vacanze, le avventure, la casa e perfino la Topolino. “L’Angelina è andata a stare bene” si diceva. L’Angelina era la moglie del dottore e, dopo un anno di matrimonio, diciamo dopo poco più di nove mesi, era nato anche l’erede, cui tutti facevano le meraviglie. Capita: i bambini sono belli dappertutto…e ci vogliono, guai alla casa senza bambini! E dopo poco, zac…il cadetto! Nel caso più triste, la stirpe può sempre continuare e il nome passare alla nuova generazione.
“Non vi bastavo io?!” commentò allora il “princeps” benché di soli 2 anni e mezzo…
Il cadetto rischiò di brutto e solo un medico tedesco, amico del nonno, medico anch’egli, suggerì una cura sperimentale che ebbe successo: prelievo del sangue materno e inoculazione dello stesso nel figlio per via intramuscolare. Il cadetto guarì.
Mimma faceva tutto, farmacia, casa e bambini.
Come una signorina, come una sorella maggiore, una mamma.
La Mimma li seguì. In fondo era anche la sua famiglia, perché a quei tempi, il lavoro comprendeva l’affezione. Dava da vivere, ma era anche un rapporto, un compito, un affetto e una dedizione.
Il “principe” ne era perdutamente innamorato: era anche il più grande dei due e ne capiva di più, per forza naturale. Il dottore non ne poteva più fare a meno in farmacia: essendo lei intelligente e vivace, sostituiva quasi una dottoressa.
Era una “farmacista” venuta su a bottega, anche senza studi e senza esami.
Era una donna di casa attenta e premurosa, essendo la signora del dottore una donna energica e un po’ dura. Era una babysitter di valore perché amava, ricambiata, i due marmocchi.
“Dottore, vorrei andare un po’ di tempo a casa mia” Non c’erano ferie pagate allora.
E i bambini volevano seguirla. 70 chilometri per chi non ha mezzi erano una bella impresa.
Un’ora e mezzo di curve in corriera (autobus per i bambini di oggi), il treno da Cesena a Rimini e la corriera (autobus) fino al paese natio non sono una sciocchezza…a 15 anni con due bambini piccoli dietro…
Chi li manderebbe oggi? Eppure…
La casa era piccola e le ristrettezze grandi. Mimma e i due bambini dormivano insieme sul materasso di foglie di granturco; ma com’erano felici!
Felici. La Mimma era la felicità.
La Mimma era il punto fermo, il cardine di quei bambini, la sorella più grande, la mamma, l’amica, la “morosa”.
Li portava a passeggio, li vestiva, comperava loro i vestiti e le scarpe, preparava da mangiare, li seguiva in vacanza dal nonno, al mare. Li amava.
Erano i tempi in cui si andava ancora al fiume per fare il bucato. A piedi, lungo il sentiero scosceso, oltre la siepe fino al greto sassoso. Le ragazze lavavano e cantavano, i bambini giocavano nell’acqua bassa e facevano il bagno.
La felicità è una cosa semplice: le cose normali e un affetto infinito, segno di infinito.
La vita in un po’ d’acqua e nel canto delle ragazze, la risalita come anatroccoli dietro una ragazza che ti ama coi panni umidi sottobraccio e il ritorno a casa.
E tre, adesso sono tre…e la casa, la farmacia e la signora che sta male…
La Mimma è di pura razza romagnola: non ha paura di niente…
“Dove sono finiti quei bambini?”
La morte di un fratello, di una sorella e l’altra che sta male.
Le rondini tornano sempre al loro nido.
“Francesco, sono la Mimma”.
La Maddalena deve aver provato lo stesso stupore davanti a Gesù risorto. Credeva di averlo perso per sempre (quando uno muore è finito, si pensa).
“Mimma!” “Sono sempre stato geloso di quel carabiniere che ti ha portato via”
“No, non è stato lui”
La tata è ritrovata!
La Mimma ci aspetta sulle scale. La prima è la Rosaria. Francesco è quello più desiderato: era il più grande. Il cadetto è in America, il dottore che ha sostituito il dottore. Ma qui nessuno ha titoli accademici. Solo l’affetto.
Sulla porta il Carabiniere incolpevole che non l’ha portata via, il marito, giovanissimo, 91enne, lucido, accogliente, cordiale. Massimo, il marito della Rosy, ci ha accompagnato rinunciando agli impegni. Il pranzo, la tavola apparecchiata di tutto punto con due bicchieri, uno per l’acqua e il calice per il vino, la tovaglia bella, il sugo coi piselli e le tagliatelle buone che mai, la carne, le erbe, le parole, la casa semplice e pulita, la figlia molto bella che lavora in ospedale e abita al quarto piano sopra di loro.
Gli abbracci, gli sguardi, le tante parole, l’affetto.
La Tata è stata ritrovata!
Siano rese grazie a Dio.
Tutto si ricompone
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