sabato, giugno 24, 2023

La tata ritrovata

8 anni!

Chi manderebbe oggi, ai nostri tempi, una bambina di 8 anni a lavorare, a dare una mano come “pratica” (si diceva così allora) in una farmacia?
Di là dalla strada, oltre la ferrovia del trenino che portava lo zolfo della Montecatini fino al mare e riportava su persone, unendo quella valle così povera e bellissima, che dopo la Guerra stava ripartendo, una piccola farmacia iniziava i propri passi.
Intuizione geniale di un giovane laureato che aveva sposato una ragazza del luogo, orfana di entrambi i genitori, qualche anno dopo la prima disastrosa guerra cui era seguita un’epidemia che si ricorda ancora, la terribile “spagnola”.
Gli uomini sono così, ripartono sempre, non stanno mai buoni, nel bene e nel male, li spinge una speranza inspiegabile, sempre tesi fra la distruzione e la ricostruzione.
Che strana bestiolina c’è al mondo!
 
La casa di questa bambina era proprio di fronte, in un vicolo stretto; bastava attraversare la strada. Una lunga scala ripida conduceva all’appartamento.
8 anni ed una voglia di vivere e di fare impressionante, un’intelligenza viva, aperta, determinata.
Tutto scorreva limpido, piano, quotidiano. C’era ancora chi faceva la fame e chi stava bene. Il dottore era uno di questi ultimi; la moglie bellissima, gli amici, i viaggi e le vacanze, le avventure, la casa e perfino la Topolino. “L’Angelina è andata a stare bene” si diceva. L’Angelina era la moglie del dottore e, dopo un anno di matrimonio, diciamo dopo poco più di nove mesi, era nato anche l’erede, cui tutti facevano le meraviglie. Capita: i bambini sono belli dappertutto…e ci vogliono, guai alla casa senza bambini! E dopo poco, zac…il cadetto! Nel caso più triste, la stirpe può sempre continuare e il nome passare alla nuova generazione.
“Non vi bastavo io?!” commentò allora il “princeps” benché di soli 2 anni e mezzo…
Il cadetto rischiò di brutto e solo un medico tedesco, amico del nonno, medico anch’egli, suggerì una cura sperimentale che ebbe successo: prelievo del sangue materno e inoculazione dello stesso nel figlio per via intramuscolare. Il cadetto guarì.
 
La Mimma, la bambina di 8 anni che stava crescendo, fu nominata bambinaia, nelle famiglie nobili si sarebbe detta balia o governante. La bambina lavorava e portava i soldi a casa e diventava indipendente anzi tempo, un po’ come la Lesly, la ragazzina che ha salvato i suoi fratelli nella jungla della Colombia poco tempo fa.
Mimma faceva tutto, farmacia, casa e bambini.
Come una signorina, come una sorella maggiore, una mamma.
 
Le guerre, si sa, non finiscono con il tacere delle armi, lasciano strascichi e ferite quasi insanabili. Fu così che il dottore dovette abbandonare tutto, casa, farmacia, paese e andare altrove. “Profugo” anche lui, come chi era subentrato a lui venendo da Pola. “Dura lex sed lex” dicevano gli antichi. La Legge è legge e non guarda in faccia a nessuno. Un altro paese, altra gente, lontano (per quei tempi) e si ricomincia.
La Mimma li seguì. In fondo era anche la sua famiglia, perché a quei tempi, il lavoro comprendeva l’affezione. Dava da vivere, ma era anche un rapporto, un compito, un affetto e una dedizione.
 
“Esule” la famiglia, “esule” la ragazzina. Cresceva, si faceva bellina; ma era pur sempre una bambina.
Il “principe” ne era perdutamente innamorato: era anche il più grande dei due e ne capiva di più, per forza naturale. Il dottore non ne poteva più fare a meno in farmacia: essendo lei intelligente e vivace, sostituiva quasi una dottoressa.
Era una “farmacista” venuta su a bottega, anche senza studi e senza esami.
Era una donna di casa attenta e premurosa, essendo la signora del dottore una donna energica e un po’ dura. Era una babysitter di valore perché amava, ricambiata, i due marmocchi.
 
Da lontano si sente di più la propria famiglia, i fratelli e le sorelle.
“Dottore, vorrei andare un po’ di tempo a casa mia” Non c’erano ferie pagate allora.
E i bambini volevano seguirla. 70 chilometri per chi non ha mezzi erano una bella impresa.
Un’ora e mezzo di curve in corriera (autobus per i bambini di oggi), il treno da Cesena a Rimini e la corriera (autobus) fino al paese natio non sono una sciocchezza…a 15 anni con due bambini piccoli dietro…
Chi li manderebbe oggi? Eppure…
La casa era piccola e le ristrettezze grandi. Mimma e i due bambini dormivano insieme sul materasso di foglie di granturco; ma com’erano felici!
Felici. La Mimma era la felicità.
 
La mamma, la signora del dottore, si era ammalata presto: oggi si parla di depressione post partum e di sindrome bipolare. Il dottore aveva “nemici”, non vedeva bene e ormai non poteva stare da solo in farmacia. Come sempre c’era gente che gli voleva bene e gente che non aspettava altro per approfittarsene. La signora ne soffriva molto e pregava, ma la sua malattia procedeva.
La Mimma era il punto fermo, il cardine di quei bambini, la sorella più grande, la mamma, l’amica, la “morosa”.
Li portava a passeggio, li vestiva, comperava loro i vestiti e le scarpe, preparava da mangiare, li seguiva in vacanza dal nonno, al mare. Li amava.
Erano i tempi in cui si andava ancora al fiume per fare il bucato. A piedi, lungo il sentiero scosceso, oltre la siepe fino al greto sassoso. Le ragazze lavavano e cantavano, i bambini giocavano nell’acqua bassa e facevano il bagno.
La felicità è una cosa semplice: le cose normali e un affetto infinito, segno di infinito.
La vita in un po’ d’acqua e nel canto delle ragazze, la risalita come anatroccoli dietro una ragazza che ti ama coi panni umidi sottobraccio e il ritorno a casa.
 
La sorellina bellissima, uno “squizzo” lungo così, sotto il lenzuolo, di fianco alla mamma. È arrivata un bellissimo giorno d’inverno. Il 1 febbraio. La neve. Il babbo venne a prenderci. Per mano, uno di qua e uno di là, affondati nella neve. Eccola! Bellissima! Sarebbe diventata uno schianto di ragazza a suo tempo e contesa da molti, riccia e scura, morettina abbronzata fin dalla nascita, il miglior fiore della nostra stirpe “sudista”.
E tre, adesso sono tre…e la casa, la farmacia e la signora che sta male…
La Mimma è di pura razza romagnola: non ha paura di niente…
 
“La Mimma va via, si sposa con un carabiniere”. Il primo tradimento, l’abbandono, la gelosia covata per anni verso un estraneo che ti porta via tutto. Chi è quel carabiniere, dov’è la Mimma, la mia Mimma?!
 
Una vita intera passata a domandarselo. Perché? È dura una vita passata nell’attesa, senza sapere il motivo e il luogo di un’assenza. Come ha potuto?
 
Una telefonata, un ricordo. A 80 anni succede.
“Dove sono finiti quei bambini?”
La morte di un fratello, di una sorella e l’altra che sta male.
Le rondini tornano sempre al loro nido.
“Francesco, sono la Mimma”.
La Maddalena deve aver provato lo stesso stupore davanti a Gesù risorto. Credeva di averlo perso per sempre (quando uno muore è finito, si pensa).
“Mimma!” “Sono sempre stato geloso di quel carabiniere che ti ha portato via”
“No, non è stato lui”
 
Quel giorno la farmacia doveva essere aperta e la signora le aveva ordinato di provvedere. La risposta un po’ brusca aveva irritato la signora…le aveva scagliato addosso il ferro da stiro, andato fortunatamente a vuoto. Il cognato carabiniere a Novafeltria era venuto a prendere la Mimma in Vespa e l’aveva portata via. Non era più il caso che la ragazzina stesse lì. La signora stava male. E la Mimma, a malincuore, l’aveva dovuto seguire e i bambini…orfani.
 
Pace fatta. Racconti affettuosi, richiami alla memoria, telefonate.
La tata è ritrovata!
 
Arezzo. Di là dai monti. Un appennino in mezzo e tanta famigliarità. Il viaggio, l’indirizzo, la casa, l‘ingresso…
La Mimma ci aspetta sulle scale. La prima è la Rosaria. Francesco è quello più desiderato: era il più grande. Il cadetto è in America, il dottore che ha sostituito il dottore. Ma qui nessuno ha titoli accademici. Solo l’affetto.
Sulla porta il Carabiniere incolpevole che non l’ha portata via, il marito, giovanissimo, 91enne, lucido, accogliente, cordiale. Massimo, il marito della Rosy, ci ha accompagnato rinunciando agli impegni. Il pranzo, la tavola apparecchiata di tutto punto con due bicchieri, uno per l’acqua e il calice per il vino, la tovaglia bella, il sugo coi piselli e le tagliatelle buone che mai, la carne, le erbe, le parole, la casa semplice e pulita, la figlia molto bella che lavora in ospedale e abita al quarto piano sopra di loro.
Gli abbracci, gli sguardi, le tante parole, l’affetto.
 
Siamo tornati a casa!
La Tata è stata ritrovata!
Siano rese grazie a Dio.
Tutto si ricompone














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