Covidiana 1
Ho avuto la grazia di assistere un amico malato di Covid a domicilio.
Grazia, non sfiga.
Stamattina farò una semplice osservazione. Non è una lamentela, è un insegnamento che ho tratto in questi giorni, un'osservazione semplice: non ci rendiamo minimamente conto tutti noi di quanto un nostro gesto sia di aiuto o di peso a chi abbiamo vicino.
Stamattina ci ho messo quasi 20 minuti per gettare in un bidone esterno alla casa, ma sempre dentro il recinto, non quello pubblico (perché siamo in isolamento e in quarantena), due sacchetti di immondizia, quello del mio amico e quello mio, ben divisi, chiusi, disinfettati, dopo essermi spogliato del pigiama, messa la mascherina, vestito, disinfettate le mani, messi i guanti, disinfettate tutte le maniglie delle porte che ho attraversato, ritornato in casa, tolti i guanti con tutte le premure e...adesso dove getto i guanti? Facile, nel bidone dell'immonidizia...che però è in cucina...disinfettata una mano, apro la maniglia, apro il vano dove c'è il bidone, getto i guanti, chiudo la porta, torno verso la mia camera...il mio amico mi chiede di portargli il collirio, che è nel frigo in cucina...disinfetto le mani, apro la cucina, apro il frigo, prendo il collirio, chiudo la porta, consegno il collirio su un cesto fuori della porta, ritorno verso la mia camera, tolgo i vestiti, mi disinfetto le mani, entro in camera mia perché aspetto l'esito del tampone ed è bene che me ne stia isolato. Ho tralasciato tanti altri particolari...
E mi viene in mente quando facevo o non facevo il letto e doveva poi rifarlo mia mamma o tralasciavo qualche lavoro e doveva sostituirmi la mia collega, che ne aveva già del suo...
Non pensiamo mai quanto sia di peso o sia di aiuto ad altri un nostro gesto.
Io sono onorato di essere d'aiuto al mio amico, che, a sua volta mi aiuta e mi ha aiutato tanto. E' un servizio di carità che giova sempre.
La mia dottoressa voleva mettermi in un albergo Covid, per preservarmi, ma io ho preferito restare al mio posto: sono o non sono un "sanitario" ancorché in pensione di inabilità?
Paura? Tanta. Pianti? Anche .
Ma ho visto delle cose favolose: dalla serenità del mio amico all'aiuto incredibile dei dottori amici, alla pazienza, alla solidarietà, all'aiuto di tante persone, delle amiche cuoche che ci hanno garantito il mangiare in monoporzioni sigillate usa e getta (rigorosamente smaltite come sopra).
E' chiaro perché ho chiamato "grazia" questo periodo?
C'è stato e c'è di tutto, anche le arrabbiature e le esagerazioni.
Tutto nella Grazia
Covidiana 2
Poker!
Positivo al Coronavirus.
"E il meglio deve ancora venire"
Non è ironia.
Quest'anno è stato per me un crescendo di avvenimenti buoni, compresi i miei limiti e i miei peccati, discussioni, giudizi, paure e certezza. Un anno di vita.
Adesso mi aspetta una nuova pagina, non so quale.
Non ho mai conosciuto in anticipo le paginie della mia vita, quindi...
Però ho sempre avuto la certezza di una compagnia, anche se me ne accorgevo dopo a volte.
In ogni caso, bando alle ciance, dite una preghiera per me e per gli amici con cui vivo.
Ad maiorem Dei gloriam.
Il buon Dio sa sempre quello che fa e lo fa bene e anche Bubi se la cava con onore...
Covidiana 3
Oggi nebbia. Voglio proprio vedere dove mi porterà il buon Dio con tutta questa umidità. I bambini stanno entrando a scuola: sono sagome scure confuse che corrono con lo zainetto a rotelle pieno zeppo di libri. Vi prego, non riempite loro la testa: sono belli e amabili! Comincia la tosse. Bubi è sveglio e abbiamo pregato. Angelus Domini nuntiavit Mariae. Aspettiamo la Dr.ssa dell'USCA oggi pomeriggio. Che coraggio, 'ste dottoresse giovani e mingherline! Gran giorno per Bubi. Se il tampone è negativo...speriamo! Gli ho detto: "Fa' tana libera tutti”
Covidiana 4
Sto notando una cosa: su di me il virus si comporta in tutto e per tutto come un raffreddore. Su di me! Non ho pretese di indicazioni mediche generali. Non sono un medico, nè ufficiale né alternativo.
Inizia con il naso che cola, interessa la narice sinistra, poi quella destra, poi ancora quella sinistra e di nuovo quella destra, poi va giù, in gola e stamattina sento bruciare un po' la parte alta della trachea, poi...non si sa...
Ieri sera una cosa strana: pensando e leggendo sul vaccino antipolio, mi sono commosso fino alle lacrime, perché io sono fra gli scampati alla poliomielite. Nel 1952, nei miei tre anni, in particolare ci fu la cosiddetta Epidemia di Copenhagen in tutta Europa. La cosa che mi ha stupito ieri sera è che le lacrime mi bruciavano gli occhi tanto non riuscire a tenerli aperti. Ho pensato all'acqua del mare: stesso effetto. Solo che non hanno la stessa concentrazione di sale! Chissà?!
Ieri visita della dottoressa USCA. Ha un nome e degli occhi bellissimi (si notano di più quando una persona è tutta mascherata), ma motivi di privacy mi impediscono di rivelarlo. Quasi contemporaneamente una telefonata ci avvisava che una carissima persona amica della parrocchia ci avrebbe portato due dolci, uno per Bubi (Don Stefano) e uno per me.
Bubi l'ha rimandata indietro, salvo poi pentirsi e chiedere scusa la sera, quando ormai erano finiti nella pancia del marito goloso. La paura fa 90: questa volta la paura ha fatto cilecca...
Stasera, speriamo, Bubi sarà libero se il tampone di ieri sarà negativo. Il mio destino è ignoto: fra le ipotesi anche il ricovero: sono un paziente "a rischio".
Ecco, adesso mi viene in mente! Quando, in ospedale andavo a fare terapia riabilitativa ai malati di AIDS agli Infettivi, bastava un raffreddore per farli morire. Ne ricordo due in particolare, due ragazzi: uno, straniero, se ne andò in un mese, l'altro, italiano, mi colpi tanto perché, alla fine del trattamento, mi ringraziava sempre ed era scheletrito; non l'ho più visto.
Chissà un virus misto: raffreddore-AIDS...chissà?!
Sono elucubrazioni di uno pseudo-ricercatore, diciamo un curioso, come me.
Non potendomi muovere dalla mia camera, penso, guardo, leggo, prego e scrivo. Abbiate pazienza. Mi affido al vostro buon cuore.
Mi sembra di essere Silvio Pellico allo Spielberg.
Speriamo che non amputino anche a me qualcosa.
Però, che strano questto mondo: si può essere uomini dovunque e comunque! E il cuore mi vola di nuovo ad Auschwitz e a quella benedetta cella dove Padre Kolbe morì santo.
Ecco, io l'ho vista così, solo che le grate erano ancora quelle originarie, non c'era la lapide e il cero di Papa Giovanni Paolo II era appoggiato al muro esterno, sotto la finestrella che dava sul cortile delle fucilazioni. Era il 1981, c'era ancora il Governo comunista e Solidarnosc. Il Card. Wyszynski era morto da poco e io piansi tanto sulla sua tomba piena di fiori nella cripta della Cattedrale di Varsavia. I
l male, anche quello provocato, non vince mai! C'è poco da fare. Mai!
Covidiana 5
Giudichi chi può.
E' appena andata via una dottoressa dell'USCA dopo avermi fatto il tampone (ulteriore). Aveva fretta, perché doveva fare altri tamponi.
Poveretta. Ha ragione...
...ma io non sapevo niente della sua venuta!
DIALOGO
Dottoressa: Ma le hanno telefonato! Nessuno l'ha avvisata? Il suo dottore, l'AUSL?
Io: No.
Dott: Non l'hanno chiamata per telefono?
Io: Non rispondo a numeri che non conosco. Non c'è altro modo di comunicare: email, messaggi, Carabinieri...?
Dott: No
Io: I numeri con cui mi hanno chiamato le volte precedenti li ho sempre memorizzati. Chiamate ogni volta con numeri diversi? Non ci possono essere numeri dedicati?
Dott: No. Adesso facciamo il tampone, che devo andare da altre parti...
Fatto il tampone di corsa sulle scale...
Non è possibile un po' di precisione nell'organizzazione?
Ricordo bene come funzionava l'AUSL anche ai miei tempi.
Comunicazione disordinata e assente.
Quante volte ho dovuto dire ai miei colleghi, che dovevo sostituire: "E' mai possibile che io debba chiedere ai vostri pazienti a che punto del trattamento sono arrivati con voi? Non è più semplice dirmi in poche parole cosa avete fatto e come continuare?"
(Nel Servizio Sanitario ogni operatore vale un altro purchessia)
30 anni di servizio nell'AUSL e questo semplice concetto non è ancora passato...
PROFEZIA
Il tampone di oggi risulterà sicuramente positivo, dopo la leggera arrabbiatura e relativa discussione e fretta. I tamponi e relativi virus sono molto sensibili...
DOMANDE
1. Quanti enti, quanti servizi distinti l'uno dall'altro e incomunicanti fra i relativi membri si occupano dei tamponi e del Covid?
2."Chi fa da sè fa per tre", disorganizzazione o menefreghismo reciproco?
Fortuna che alcun medici mi stanno dietro e mi tengono calmo. E in aggiunta un carissimo amico napoletan-germanico mi ha consigliato la Bacopa Monnieri per tenere il cervello a posto...
30 gocce la sera mi raccomando!
Buona Domenica!
Il Covid è una grazia: tiene anche allegri!
Covidiana 6
DOMANDE COVIDIANE
(absit irrisio verbis)
ovvero il Covid è anche divertente
Stamattina presto (cosa vuol dire l'efficienza!) mi è arrivato l'avviso della disponibilità dell'esito del tampone eseguito ieri sul mio FSE (Fascicolo Sanitario Elettronico), che è davvero una bella invenzione!
Gli svizzeri c'erano arrivati prima, ricordo uno stand al Meeting di tanti anni fa; ma, presto o tardi, è comunque una cosa molto buona!
Indovinate l'esito del tampone di ieri?
Elementare, Watson: Positivo
Il tampone precedente era stato eseguito solo 5 giorni prima, il 2 febbraio 2021.
DOMANDE:
1. Il Ministro della Sanità e il Servizio Sanitario Regionale devono mantenere alte le statistiche?
Oppure
2. Devono smaltire i tamponi che stanno scadendo?
La domanda fondamentale in ogni caso è la seguente:
3. A che cosa serviva il tampone di ieri?
Forse, azzardo, cercano di calcolare in Statistica anche i miracoli!
Con tutto il rispetto e la stima, affetto compreso, per le dottoresse giovani dell'USCA, degli operatori al Centralino, del Ministro della Salute e di tutto il Servizio Sanitario Regionale.
In effetti, ci pensavo con lacrime di commozione senili proprio stamattina presto, se non ci fosse stato, anche quando ero giovane, un Servizio Sanitario Pubblico , probabilmente non sarei più qui a scrivere...: quella sera, infatti, per la fretta di andare alla scuola serale del Centro Zavatta, attraversai un incrocio senza guardare e mi ritrovai a terra vicino a un muretto con una bella botta in testa, investito da un'auto, che non aveva colpa. Gli avventori del bar lì vicino accorsero e io, ricordo bene, mi ritrovai la faccia di uno che mi diceva: "Sta' buono; arriva l'ambulanza!" E mi salvarono la vita; continuai a studiare e diventai fisioterapista.
"Offrire tutto e ringraziare" mi dice sempre Bubi (l'amico sacerdote).
E' proprio cosa buona e giusta.
Sempre.
Chiunque.
Per qualsiasi cosa.
E' il miglior modo per vivere e guarire dal Covid.
Strano e paradossale: anche il Covid è una creatura di Dio, comunque sia venuto al mondo!
Covidiana 7
Auguro a tutti: di prendere il virus, di guarire o di non guarire, di avere nella malattia gli amici e i fratelli che ci aiutano, di avere Bubi come sacerdote, amico e servitore, pur nella fatica, nella paura di non farcela, nella "prigionia", in ogni sentimento possibile. Ora so che in ogni cosa Gesù c'è e non ci lascia un momento. Mi viene da dire: "Benedetto il Covid! Benedetto chi ci ha voluto al mondo! Benedetto tutto!"
Covidiana 8
Ho provato anch'io la tenerezza di Padre Pio, quella di don Giussani e oggi quella di Bubi, insieme a quella di tanti amici, vivi e defunti, la Lella, don Giancarlo, la nonna Maddalena, Mimmo, la Dottora, Padre Manuel, i fratelli della San Giuseppe, e una lista lunga che maia cominciare dai miei genitori...
In fondo è stata ed è la tenerezza di Dio lungo tutta la mia vita...
Covidiana 9
Che grazia è leggere TRACCE?!
(Uno se ne accorge quando può...ma almeno se ne accorge; c'è qualcuno che gli dice: "Ohi, cosa fai?! T'ai si o t'a gni si? Ci sei o non ci sei?)
Stamattina auguro a tutti di trovare un'amicizia grande, per la vita, in cui c'entri tutto e nulla resti fuori, un'amicizia che non finisca più, "nella buona e nella cattiva sorte" come si usa dire a chi si sposa, segno di quell'amicizia che è destinata a tutti.
Essere felici è un dono e un compito.
E mi si scusi se sono un esaltato: i pazzi (come me) si esprimono come possono.
Buona giornata!
Oggi è la memoria della Beata Vergine di Lourdes. Bernadette era una ragazza povera, malaticcia e di nessun conto, guardata solo dalla Madonna e da un ragazzo che le voleva bene.
Che cosa è diventata?! Una meraviglia ai nostri occhi..
Covidiana 10
Dialoghi professionali
Dr: Vediamo domani mattina, nel caso le mando le USCA. E le prescrivo del cortisone
Io: 94 e 69 di frequenza. Vediamo domattina. Se non è proprio un necessario, il cortisone non vorrei aggiungerlo al Litio e alle altre medicine... A domani. Grazie
Io: 37,2° adesso. Buona notte e perdoni le mie paure...
Io: Bella giornata, Nuvole sparse, qualche goccia di pioggia, alcuni colpi di tosse. Attualmente 36,3° - 95 - 55 - 19. Apnea dopo respiro profondo 64". Sveglia spontanea dopo sonno con CPAP, supino: saturazione 92, frequenza cardiaca 57. Dopo qualche minuto 93.
Io: h. 19,30: 36,7° - 94 - 62 - 18 Domattina mia sorella mi porterà il cortisone, nell'anniversario della mia Prima Comunione dalle mani di Padre Pio, nel 1° centenario della prima apparizione della Madonna a Lourdes, giorno di festa per me. Grazie, Dr.!
Io: Buon Giorno, Dr. Mia sorella mi ha portato il cortisone. Questi i dati che ho rilevato stamattina alle 5, 30 circa. Temperatura 35,8° (misurata 2 volte per 10 minuti) - 94 di saturazione e 57 di frequenza (calcolati dopo 1 minuto) - 18 respiri al minuto. Niente brividi notturni, niente mal di testa. Che strana questa temperatura! Sonno 6 ore. Sveglia ore 3, 20 circa
Dr: I parametri sono Ok, per schiantare questa situazione anche se in miglioramento io una compressa di cortisone al mattino per qualche giorno la prenderei
Io: Secondo Lei, c'è bisogno di schiantare? Non ho mai concepito la Medicina come uno schiantare, quanto un accompagnare. Abbiamo sempre la preoccupazione di un'efficienza quasi fine a se stessa. Mi scusi... Adesso 36°/ 94 / 57 / 19
Io: Obbedisco! (detto da un "anarchico"... Le mando, se vuole, la risposta che un'amica medico di PS a Ravenna, ora in pensione, mi ha mandato dopo il nostro dialogo. Bubi mi ha detto che Lei è la mia dottoressa e lui obbedirebbe. Con affetto
Amica: Ascolta Cecco:ti consiglio vivamente di prendere il cortisone: non ti danneggia e ti aiuta a modulare e contenere il processo infiammatorio che nel tuo organismo si è scatenato contro il virus...ti chiamo più tardi. Buonagiornata affidato alla Beata Vergine di Lourdes...pensa a Bernardetta.. a cosa ha dovuto obbedire....!!!. L'unica cosa che mi viene da aggiungere per la tua dr.ssa: Un prelievo a domicilio per esami di laboratorio sarebbe utile per vedere meglio come sta reagendo il tuo corpo all'infiammazione
Dr :Il prelievo visto che è positivo al momento non è possibile
Io: Medrol deve essere preso a digiuno o ai pasti o è indifferente? Grazie
Dr: A stomaco pieno, meglio se al mattino. Ma oggi può prenderlo anche ora
Io:Preso. Mi sembra di essere Pinocchio con la Fata dai Capelli Turchini... Grazie
(continua..)
Covidiana 11
Mi sono svegliato chiamando ad alta voce, per ben due volte, la mamma. Non urlando. Non ricordo cosa stessi sognando, forse nulla.
Ho aperto gli occhi, nel silenzio e nel buio.
Nella radiosveglietta a caratteri rossi luminosi digitale leggo: sono solo le 3.33.
Ieri sera ho lasciato di proposito la finestra coi vetri spalancati. A letto con due maglioni e piumone d'oca non ho paura del freddo.
"Vediamo se respiro meglio! - mi son detto - sono tutti preoccupati del valore della CPAP ad aria ambiente..."
Addormentandomi un po' ribelle ho pensato a Benedetta, quasi medico, nella stanza a Sirmione ancora vuota e visitabile, romagnola come me, come tanti miei amici.
Sono andato alla sua beatificazione, nelle panche riservate alle suore, suora ad honorem grazie ad amiche forlivesi ed ho finito anche di essere abbracciato (allora non era vietato) dal Prefetto di Forlì, un omone gentile e amico, sotto gli occhi stupiti di un maresciallo dell'Arma, che gli aveva appena reso gli onori con un impeccabile saluto militare.
Benedetta Bianchi Porro mi ha da sempre conquistato il cuore, fin da ragazzo. Le ho chiesto: "Dammi la mano. Stammi vicino" e mi sono addormentato.
Ed eccomi qui, per un'altra giornata, che non conosco, in attesa della Quaresima che verrà e chissà di che altro, col mio Covid, che mi fa impazzire o meglio, che fa impazzire chi cerca di tenerlo a bada, con ogni sorta di consiglio, di scienza, di numeri e di già saputo.
Nella confusione generale, compresa la mia, che mi ha portato il cuore a battere fino a 100 e qualcosa per l'arrabbiatura, ieri serau n solo messaggio: "Buona notte Cecco, il sonno e il buon Dio portano consiglio. Ego sum tecum. Good nigth, my dear friend."
Di là del muro della mia "cella", prigione senza sbarre e senza guardia, un essere ancora più strano di me, mi manda la sua certezza col codice di whatsapp. Ha studiato Latino alle Medie, quando ci consideravano in grado di capirlo (ed era vero!) e l'inglese qualche anno alle superiori, quel tanto da far ridere a New York, sulla metropolitana, una ragazza nera, con cui aveva intavolato, ancora mi chiedo come, una specie di dialogo confuso, ma certo divertente.
Non ho ancora capito perché l'abbiano fatto prete: sta di fatto che lo fa e lo fa bene...e non ha nemmeno fatto il Classico!
Di là dal muro lui e di qua la Benedetta, il Rosario di legno stretto nelle mani, ho chiuso gli occhi e li ho riaperti, chiamando la mamma...
Aspetto e spero. Cosa mi succederà? Cosa mi è chiesto?
Il silenzio è bello e lo stomaco borbotta: ieri sera stracchino e zucchine, un kiwi, l'acqua e le medicine e un filmato su YouTube da mandare a un'amica "Cosa cambia nella saturazione con la maschera CPAP o senza maschera"? Per me niente (o quasi), ma mi è valso l'onore di cominciare a prendere il cortisone. con le "filippiche" (mie) verso un modo di fare medicina che non guarda più in faccia le persone e non permette più ai medici di venire in casa e osservarti dal vivo, mentre fumano una sigaretta e muoiono lo stesso dopo aver onorato la loro ars curandi e la mamma che li ha fatti nascere.
Dall'altra parte del muro, il geometra fatto prete, ha preso serenamente il suo cortisone; l'amico ragioniere fatto prete inspiegabilmente anche lui da latin lover qual era, che ne ha trangugiato via flebo una quantità da cavallo, chiusi come me in attesa di giudizio (il tampone liberatore), non hanno detto "Beo", come si usa dire.
"...come agnello condotto al macello, come pecora muta davanti ai suoi tosatori e non aprì la bocca"...
Quale segreto si nasconde?
E quelli che muoiono nel silenzio, guardati solo da camici bianchi e senza nessuno, anziane donne analfabete e uomini che hanno speso tutta la vita a mantenere i figli?
Intanto la mia saturazione segna imperturbabile la stessa cifra, bassa, mentre il cuore batte come sempre e i miei polmoni chiedono aria alla stellina che, tacita, fedele mi osserva dal cielo, nella costellazione di Orione...
...ma non ne sono sicuro, devo chiederlo al mio amico Montemaggi, astronomo Matteo, che insegna alle Medie, mentre dovrebbero chiamarlo alla NASA, se solo gli Americani fossero un pochettino più intelligenti e generosi di quello che sono, come tutti gli altri abitanti di questi pianeta blu, di questa "aiuola che ci fa tanto feroci" eppure amati, tanto amati!
Covidiana 12
Cercherò ora di spiegare il motivo della mia contrarietà al Cortisone.
Non ho conoscenze chimiche, biochimiche, terapuetiche per non volerlo usare, per quanto desiderei tanto averne anche storiche, strutturali, funzionali di questo ormone tanto utile se lo produciamo noi stessi con il nostro corpo.
E' una questione affettiva, del tutto personale.
Successe tutto una sera a Varsavia, città bellissima e poetica, con una storia ed un'architettura particolare al centro di episodi dolorosissimi in ogni epoca, fra i quali, vicini a noi, il Ghetto di Varsavia e l'ignobile atteggiamento dell'Armata Rossa Sovietica schierata di là del fiume Vistola, che in occasione della rivolta popolare contro i nazisti, non mosse un dito e lasciò che si compisse una strage, che grida vendetta al cospetto di Dio.
Ho visto coi miei occhi dove era schierata e tremo ancora per lo sdegno.
Quelli che in seguito si fecero chiamare Liberatori dirigevano ancora le leve del potere quando io fui là nell'estate del 1981.
La sera fatale fu dunque quella in cui un'amica infermiera polacca, di cui mi ero invaghito, mi invitò a fare una passeggiata nel bosco, vicino all'Ospedale dove lavorava, questo:
Ci inoltrammo nel bosco parlando, ma, ad un certo punto, tralasciando tanti particolari, mi accorsi di essere strano, la faccia gonfia, il passo incerto, il capogiro.
Eccomi ancora là:
T. mi prende per il braccio e mi accompagna veloce verso l'Ospedale, dove aveva anche l'alloggio il personale condiviso con un'amica, assente per ferie.
Il custode all'ingresso la ferma ricordandole che non sono ammessi uomini nei locali. Lei ribatte dicendo che sto male; lui insiste sulle regole e lei gli dice di farsi gli affari suoi.
Non capivo il polacco naturalmente e di tutti i dialoghi che seguiranno ho saputo il contenuto in seguito.
Sto veramente male, entro nella cameretta, apro il frigo e bevo del latte rimasto lì da non so quando (la mia capacità di mettermi nei guai è proverbiale)
Sto sempre più male, mi sento la febbre crescere di minuto in minuto. Sul mio petto compaiono cordoni di pelle e gli occhi ormai sono quasi chiusi.
La mia amica esce e torna dopo un po' con un medico giovane, suo amico, di guardia quella notte. Questo medico di cui non conosco il nome, ma che non finirò mai di ringraziare per tutta la mia vita, mi guarda, mi visita, poi mi inietta 20 cc di Cortisone in vena e dopo qualche tempo, che non so valutare, altri 20 cc.
Sereno e preoccupato al tempo stesso mi veglia tutta la notte e solo all'alba va a riposare.
"Credevo di non farcela, che non se la sarebbe mai cavata" dirà poi alla mia amica.
Nel frattempo sto male come un cane, mi assopisco e mi desto di continuo raccomandandomi alla Madonna e promettendo di non farlo più. "Zavario" come si dice in romagnolo, vaneggio...
Ad un certo punto della notte arriva, avvertita dalCustode, una Caposala, responsabile del Servizio Infermieristico, in alta uniforme, mi fa un lungo discorso di cui, ovviamente, non capisco una parola.
Mi dice di non fingere, di uscire subito di lì pena una denuncia e assicura alla mia amica che il suo comportamento inqualificabile sarà sanzionato con l'espulsione e il licenziamento e si ritenga subito sospesa dal servizio in attesa del giudizio del Collegio Direttivo.
Le parole calme del giovane medico la rassicurano attestando l'assoluta urgenza della situazione, che ha portato la mia amica a infrangere la regola. Lei ancora arrabbiata risponde che doveva portarmi in un ospedale ed esce quasi sbattendo la porta.
La parola e la buona fama del medico eviteranno poi il licenziamento alla mia amica, ma non la nota negativa sul suo curriculum professionale.
Il giorno dopo partimmo, io ancora febbricitante con 38°, verso la casa dei genitori della mia amica a Bydgoszcz , nel nord della Polonia, con la macchina guidata da un amico, dove restammo una settimana ospiti loro, avendo occasione di visitare Gniezno, Malbork, Danzica e Sopot, sul Mare del Nord.
Qualche giorno dopo la partenza da Varsavia verso il Nord, contai sul dorso ancora gonfio della mia mano sinistra la bellezza di 50-70 punture di zanzare, senza considerare quelle sulla mano destra e sulle braccia scoperte dalla maglietta estiva a maniche corte, che portavo.
Avevo i calzoni lunghi e dei sandali.
Allergia al pizzico degli insetti, in modo particolare alle zanzare
Negl USA, 17 anni dopo, sempre d'estate, sempre di Luglio, memore di questo fatto, non uscivo mai di casa, che si trovava immersa in un incantevole bosco di aceri. Una sola volta, mentre guardavo la Limousine che aspettava la sposa, figlia di amici, una zanzara riuscì a colpirmi nel pollice e per ben 3 giorni lo ebbi gonfio e dolorante.
Poi, con mia grande gioia, scoprii che, se andavo in bicicletta, le zanzare non mi beccavano, mentre, se me fermavo ne avevo un nugolo intorno.
Un po' come Forrest Gump, ho girato quei posti incantevoli del New Hampshire del Sud, sempre in bicicletta, senza fermarmi se non sulla superstrada 101A e nei paesi.
Vi lascio anche immaginare come torturo il mio amico Bubi quando lascia le porte aperte della casa parrocchiale completamente protetta da zanzariere in ogni dove...
Il Cortisone e quel Medico mi salvarono la vita, oltre l'onore.
Il Cortisone è legato a quel ricordo e solo il nome mi fa salire la pressione, come dire ancora una volta: "Non lo faccio più, non lo voglio più"...
Come quando vedo la calce, che per poco mi ha tolto gli occhi o il dentista, che pure mi ha salvato quel po' di denti che non ho distrutto per paura...
Una semplice questione affettiva, di un bambino curioso che si è sempre messo nei guai ed ha avuto sempre paura di ogni cosa, perfino dei preti!
Covidiana 13
"Dum Romae consulitur Saguntum expugnatur", mentre a Roma si fanno chiacchiere a Sagunto Qualcuno fa (traduzione molto libera per analogia).
E' caduta la neve. Un velo, a S. Ermete.
Nel bel mezzo del "coprifuoco covidiano", mentre a Roma è nato, sembra, il Governo, le due macchine di Bubi e di Massimo sono diventate bianche e sotto i cipressi di confine con il cortile della scuola, la terra è rimasta scura come sempre.
I tetti sono bianchi e il cielo coperto.
Il silenzio è più silenzio, l'aria profuma di neve e Verucchio non si vede più.
Imperterrito il Signore la manda giù, soffice lieve costante piccolina.
Il Signore non ha paura di nessuno (in-per-territus), nemmeno il coprifuoco lo ferma, la Polizia non riesce a controllarlo - non fa mica come gli automobilisti che di notte ci provano lo stesso ad evitarla - Lui fa, è casa sua, no?!
Non espugna Sagunto, fa solo del bene.
Omnis creatura bona, dal virus alla neve.
Che strano, però!
La mia piccola centralina Oregon Scientific deve essere impazzita: segna sole pieno e una temperatra esterna di 23, 2° Celsius con 68% di umidità, mentre all'interno ne proclama 17,2° con il 33% di umidità... Forse è "profetessa", forse si stupisce anche lei della Dama Bianca, forse è stata presa in contropiede e non osa dare il vero valore termico, forse si è rotta o inceppata. La Scienza arriva sempre dopo ed è bello vedere come lavora per capire ciò che avviene...
Più che Dama è una ragazzina ai miei occhi. Bianca, vergine, bella, semplice, gioiosa, con gli occhi spalancati, gentile, ubbidiente, lei va dove Dio la manda e non fa obiezioni.
Ecco perché i bambini la amano, anche quelli più che settantenni, come Bersanelli, l'astrofisico con gli occhi da bambino, che quando lo guardi a Roma con moglie in Piazza S. Pietro guarda stupito anche te. Professore Universitario, Ricercatore, Inventore ha la barba bianca anche lui: è scesa la neve anche lì ed è sempre più bambino. Chissà stamattina cosa penserà bevendo il caffè?!
Dio benedica gli scienziati bambini!
Dio benedica i bambini della scuola, che oggi, chissà se usciranno sul cortile di là dal recinto a giocare...Le maestre, mamme o no, dottoresse giovani o navigate, hanno sempre paura che si ammalino; i babbi invece...
Per fortuna siamo nati maschi e femmine, con tutte le infinite sfumature psicologiche e comportamentali che nemmeno le stelle ci stanno dietro per numero e varietà!
Maschi e femmine, che bella invenzione! Belli gli uni per gli altri in modo diverso. Per me le femmine sono bellissime come nemmeno la neve lo è, sono il top del top dell'immaginabile e del reale; i maschi, non so come siamo per le femmine, ma lo vedi, ci guardano affascinate anche loro, forse ci vedono bellissimi a loro modo. Una cosa è accertata: le cose belle incantano tutti, c'è poco da fare.
Io ero felicissimo di stare con l'Elisabetta a giocare con lei nel cortile di casa, curiosare, scherzare, trecce scure e fiocco sui capelli lei.
Coetanei fino al giorno della scuola, io in classe e lei ancora a giocare.
Ci siamo reincontrati solo a 16 anni, nella stessa classe di Liceo, lei in corso, io bocciato. In fondo è state lei la mia Beatrice per incontrare l'amore della mia vita, il mio amico Gesù.
Subito riuniti e subito di nuovo separati, fino alla Maturità e poi di nuovo spero in Paradiso. Da sua mamma seppi un giorno, di nascosto da lei: un tumore al seno e poi la fine.
Erano tempi in cui la prevenzione per le donne non era ancora così efficiente e tempestiva...e la neve scendeva anche allora lieve lieve.
La Dama Nera porta via le mamme e le amiche e non capisce...
Stefania, Elisabetta...poi più nulla, le classi elementari erano rigorosamente maschili e femminili, e poi ancora, bellissime, Elia (con l'accento sulla E), Paola e le altre con doveroso grambiule nero (le femmine) alle Medie e poi ancora Rosa, Bianca, Anna Pia (che mi regalò un'unghia di leone), Raffaella, Barbara, Mariolina, Chohre l'esotica iraniana, la timida Cristina, la Clara. Tutte belle, tutte femmine come la neve.
E le infinite amiche e conoscenti sparse per il mondo dalla California fino a Taipei andando a piacere verso Est o verso Ovest, da Lyseskil a Città del Capo e quelle che incontri per caso al supermercato.
Che bella invenzione le femmine, le donne, l'altra creatura per antonomasia! L'altro, segno certo ed evidente dell'Altro, della presenza di altro che non sono io, che chiede un rapporto, che mi fa uscire da me stesso, che chiama, interpella.
Non sono fatto per me stesso, anche se la mia amica Cristina mi dichiara autistico e penso sul serio che ci prenda...
"Vuoi essere felice?"
"Io, sì!"
"Fecisti nos ad te, Domine et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te" lo dice a chiare lettere un latin lover precoce di altri tempi, il retore Agostino d'Ippona, africano.
Ci hai fatto per te, Signore e il nostro cuore è senza pace fino a quando non trovi riposo in Te.
E la neve scende lieve...
Giù dal cielo grigio grigio
zitta zitta
lieve lieve
lenta lenta
bianca bianca
sulla terra vien la neve;
mille bianche farfalline
fanno il manto
alle colline,
mille candide farfalle
fanno ai campi
un bianco scialle.
Mille fiocchi immacolati
danno ai monti,
ai boschi, ai prati,
alle strade,
ai tetti, al suolo
un bellissimo lenzuolo.
I bambini guardan fuori
e non aprono più bocca
e la neve lenta lenta
scende scende
fiocca fiocca.
Covidiana 14
Domenica. Ore 1, 07. Un forte dolore allo stomaco mi sveglia. Acidità e flatulenze (rutti) mi svegliano. CPAP in funzione come al solito di notte per dormire sicuro. Occhio destro arrossato.
Controllo con lo specchietto "Hello Kitty" ovale, rosa, che ho raccolto fra dei giochi da bambina qualche tempo fa, per vedere se la mia congiuntivite avanza o se ne sta buona: in camera non ho uno specchio e da quando sono in isolamento, da 21 giorni, lo specchio nei bagni mi è precluso... dal 24 gennaio 2021.
Ma Silvio Pellico ne passò di più...
Giorno di San Valentino, Festa dei Santi Cirillo e Metodio, slavi, Patroni d'Europa, Domenica. Su tutti la Chiesa celebra la Domenica, il giorno del Signore, tre giorni prima dell'inizio della Quaresima, a soli due giorni dal Martedì grasso, ultimo giorno del Carnevale.
Il mio occhio destro è arrossato. La macchinetta CPAP non fa il suo dovere, sfiata un po' o non l'ho indossata bene o la pressione dell'aria è troppo alta o mi muovo scompostamente sul cuscino oppure chissà, valle a capire le macchinette!
La mia centralina meteo esterna, anche lei, sembra sia giunta al fine vita. Le ho cambiato le pile eppure non parte; un mogia stanghetta verticale e la lucina rossa segnalante la trasmissione dei dati tace.
Freddo, padrone disgraziato?
"Vanità delle vanità, tutto è vanità".
Nel silenzio del coprifuoco, tutto tace; Verucchio è tornato a farsi vedere; la neve quasi non c'è più. Taccio anch'io e scrivo.
Che strano, il dolore si è calmato, un po'.
La finestra, aperta, ha fatto il suo dovere, ha raffreddato l'acqua che serve a umidificare l'aria che mi entra nei polmoni mentre respiro con la macchinetta.
L'ultimo saluto, ieri sera, è stato per l'Angelo Custode...
"Angiolino, mio carino, vieni sopra il mio cuscino, fa' ch'io dorma in compagnia di Gesù e di Maria".
L'ultima voce umana è stata quella di Bubi, di là della parete: ha recitato il Memorare anche per me, che seguivo, in silenzio: la mia voce chioccia, dovuta al cortisone, mi fa pensare ad una transmutazione verso la natura femminile...(transgender per caso?); ma subito mi ricredo perché i caratteri secondari ancora non si vedono.
Nulla di male contro le donne; ma sarebbe un po' imbarazzante per me.
L'amico medico Silvio ha commentato: "Non si sa mai"
Silvio, ultimo contatto elettronico, ha "textato": "Bollettino?". Gliel'ho mandato senza tacere la mia soddisfazione per il non abbandono: "
[22:00, 13/2/2021] Ceccus: Adesso: 36,4° / 94 / 70/ 22 respirazioni al minuto Buona Notte
[22:16, 13/2/2021] Ceccus: Mal di stomaco, acidità
[00:49, 14/2/2021] Silvio Guidi: Bollettino buono, per stomaco prendi un antiacido
'Sti medici!...
E bravo! Chissà dove lo prendo, nel sonno!
Però! Bicarbonato! E' vero! In cucina.
Silenzio, con il gel, coi guanti e mascherina.
Andando quatto quatto,
col mio bicchier di plastica,
cucchiaio. Che distratto!
Ecco, miei cari Santi,
per noi innamorati,
o santi slavi, a noi,
delusi e irritati,
sempre con fede dite:
Amico, amici e Vergine
son vere medicine...
Beh, come poeta zoppico tanto; il concetto è un po' approssimativo, ma mentre la testa, che dovrebbe dormire, continua a lavorare, di meglio proprio non può...
Bubi ieri sera mi ha fatto un grande regalo. Ha celebrato la Messa fuori della porta della mia camera chiusa e mi ha dato l'Ostia consacrata. Non è una cosa da niente, non è un'illusione.
Sembra pane e non lo è. Non è un sentimento.
Quando ricevo Gesù in persona sto bene. Non so come lo ricevo, con che coscienza e con che dignità; so solo che sto bene, come quando stavo con Mimmo Zanotti, il mio medico, che, la sera prima di morire nella notte, nella sua fatica di respirare mi prevenne perfino nel saluto: "Ciao, Ceccov", con semplicità disarmante. Mi lasciò senza parole, dandomi una serenità inspiegabile.
Ecco con Gesù mi succede così. Io, molte volte mi faccio tanti problemi, tante "pippe" mentali come si dice; invece è come la prima volta: "Questa gente sta bene: perché non tu (io)?"
La mia prima volta, uscito fuori, feci a botte con mio fratello e lui con me...
Semplice e grande.
Come capitò a san Pietro? Fece la sua Prima Comunione e poi Lo rinnegò di lì a poco. Gesù lo guardò e a Pietro scappò da piangere; tornò sul lago a pescare e Lui gli chiese: "Mi ami?" "Sì" e divenne Papa, il primo della storia.
E come succedeva a Marcellino. Faceva i disastri e Lo cercava.
Così ieri sera. Gesù fuori della porta e io nella mia camera al buio. Bubi, vestito da sacerdote, che dice: "Ecco Colui che toglie i peccati del mondo" e io che apro uno spiraglio, con maschera e gel disinfettante, allungo brevemente una mano e Lo faccio entrare, in tutta la confusione della mia camera e del mio cuore. In silenzio si appoggia sulla mia mano. Lo prendo e lo metto in bocca, come un cibo qualunque, come le medicine che mi ricordano la mia fragilità. Richiudo lo spiraglio, ritorno al buio.
Sto bene.
Ringrazio Bubi.
E ricomincia la clausura.
Non so fino a quando.
Aspetto fiducioso.
Gesù è con me, che problema c'è?!
Sono le tre.
Di notte.
E' l'ora delle tenebre, mi dicono. L'ora scelta dal diavolo per far da contraltare a Gesù, morto di giorno, per amore "circa horam nonam", nell'altra metà del tempo che ci è dato fra un sole e l'altro.
"Omni die dic Mariae mea laudes anima!, Per tutto il giorno, ogni giorno che passa, o anima mia, innalza le lodi a Maria, Colei che vinse e vince il gran serpente, semplicemente accettando in sè l'Autore della vita.
"Vergine Madre, figlia del tuo Figlio,
umile ed alta più che creatura
termine fisso d'Etterno consiglio"
Questa è poesia!
Quante volte, in Polonia, mi chiedevano di dirla! Non capivano una sola parola e me la chiedevano. Sapevano a chi era dedicata e bastava loro.
A Czestochowa, ricordo,mi ero infilato proprio sotto il suo quadro, da vero italiano, saltando la fila e trovando la scappatoia. Il sagrestano in persona era venuto a prendermi, durante la Messa e mi aveva cacciato dietro una colonna. Umiliato e vergognoso l'ho vista solo da lontano; dopo la Messa, invece, accolto con ogni onore in sagrestia, passando alla porta dei sacerdoti, stupito, avevo potuto stare con lei vicino vicino, quasi Le fossi in braccio io stesso e vidi le sciabolate senza senso che le infissero e il suo sguardo, lo sguardo di Gesù.
I frati poi accolsero i miei amici e me nel convento e, stranezza delle stranezze, ci condussero in biblioteca, appoggiarono sul tavolo un vecchio libro e ci chiesero di apporre le nostre firme sul Libro degli Ospiti Illustri. Eravamo cinque ragazzi, il più vecchio io di 32 anni, senza arte nè parte... Contestai la nostra "illustria" e mi fu risposto "Non si sa mai..."
La mia firma è vergata sotto quella di Rommel ed è ancora lì, nella casa stessa della Madonna.
Covidiana 15
"Pietro allora prese la parola e disse: In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga" (Atti degli Apostoli 10, 34-35)
Questa epidemia, questo mio partecipare anche da malato al Covid è un'occasione eccezionale anche di stupirmi e di trovare conforto in un amico "per caso".
Anni fa, in Ospedale non sapevano che farsene di un fisioterapista sui generis, un po' casinaro, molto ribelle, non si sa bene quanto competente e in ogni caso girandolone, stimato dal Primario più per le sue (iniziali) capacità informatiche che per quelle professionali.
Quando non c'è di meglio, si prende quel che c'è!
Il Primario andò in pensione un bel giorno e tutto cambiò: oggi si chiama "spoil system", ma in italia è conosciuto fin dai tempi di Roma col nome di "lottizzazione". Chi vince spoglia l'avversario e tutto ricomincia come prima con un nuovo (apparente) mazzo di carte.
Nihil novi sub sole. Il sole da sempre vede queste cose.
Fuori dalla segreteria come aiuto al computer e ai colleghi, fisioterapista come tutti (beh, proprio come tutti no, cosa ce ne facciamo?), in silenzio, senza dire nulla.
La nuova coordinatrice un bel giorno mi fa una proposta, mai andata a buon fine (non serviva a nulla se non per addolcire la pillola): "Fammi una ricerca così e così per questo progetto così e così"...
Accendo il PC, smanovro sulla tastiera dii qua e di là: trovo un sito interessante, ma, soprattutto trovo un tipo interessante: un ragazzino direi, un giovane collega, forse laureato forse ancora no; ma chi se ne frega: ha testa e cuore, si nota subito, ed è curioso, sa quel che dice, inventa, crea, sa muoversi nel campo molto meglio di me.
Un Maradona informatico, insomma.
Io non so nemmeno stare in difesa, tutt'al più scasso qualche stinco avversario, che va in porta comunque.
Apro l'email aziendale e gli scrivo, un po' sussiegoso un po' petulante. Ciao, sono questo... non mi conosci, ma m'interessi... per un lavoro che non so nemmeno io, ma cosa vuoi, 'sti Primari...
E penso: questo adesso chiama la Polizia Postale e fa denuncia di pedofilia...ma in fondo l'email aziendale in qualche modo garantisce...e poi chissà se risponde?!
Risponde e così gentilmente, chiaramente e esaurientemente da stupire una vecchia volpe ignorante come me.
Visito il suo sito: è un genio, non solo per i Bit!
Il progetto naturalmente finisce nel nulla, ma questa amicizia no!
Lo seguo nella sua ricerca del lavoro, azzardo qualche consiglio, ammiro e accetto le sue idee, il modo come si pone, anche se talvolta non le condivido, ma è sempre sincero. Non so nemmeno che faccia abbia, ma è già fra i miei amici nel mio cuore.
Si sposa un bel giorno, poi se ne va, per farla breve, dove io consiglio a tutti i miei amici e colleghi più giovani occorra andare a lavorare: in Germania. In pochi mesi, da' l'esame di tedesco per gli stranieri, da' il concorso e lo vince, ha un lavoro e una casa e una moglie e due bambine: tutto quello che nella sua terra (perché anche Napoli è in Italia!), non gli hanno mai riconosciuto.
Flash back.
La mia amica e collega Rosa, una morettina splendida molto più giovane di me, che ora "comanda" gli operai dell'Ospedale di Rimini, alla quale voglio un bene dell'anima, mi disse un giorno:"Se i tuoi pazienti dovessero prendere esempio da te..." Sono tutt'altro che un fisioterapista atletico, asciutto, che mette in pratica quello che predica.
Questo collega ha i suoi acciacchi anche lui, Claudio, ma ha una testa e un cuore nel suo lavoro e nella vita da invidiare.
Credo che i suoi pazienti guariscano per questo, perché...
...perché in questo frangente sono suo paziente anche io.
Che bella cosa la Telemedicina fatta così!
Positivo! Poker!
E adesso l'incoscienza insieme alla paura! La ribellione, la saccenza mia vengono fuori di nuovo...
Ci scherzo su, ma in fondo, in fondo al cuore, cosa mi succederà? Sono nelle mani di Dio, è vero e Bubi è malato e sereno di la del muro che divide le nostre stanze...ma si fa presto a dire...
"Fra il dire e il fare c'è di mezzo il mare"...
Un messaggio whatsapp: se vuoi, sono qui, h24. Claudio.
Urca! Nemmeno l'USCA, nemmeno la mia dottoressa, i miei amici medici sono così tempestivi.
Gradita, insperata.
E' ancora reduce da un'operazione all'anca, poveretto!
Inserito come fisioterapista in un'équipe Covid si è ammalato anche lui; ha provato sulla sua pelle cosa vuol dire stare dalla parte del malato e ne è uscito fuori.
Lo inserisco subito nella mia personale Équipe Medica Anticovid, la mia USCA personale: La mia dottoressa, Barbara Germondari, tanto brava e intelligente quanto da me trattata spesso come Pinocchio faceva con la Fata dai Capelli Turchini, il mio amico Silvio, medico di base a Riccione, la Paola di Ravenna, retired doctor del Pronto Soccorso della Capitale Romagnola, amici e consulenti vari impegnati sul Fronte Sanitario, la bellissima Francesca Bisulli, neurologa, moglie dell'illustre chirurgo Simone Zanotti da Rimini, che vive e opera a Bologna, la Dr.ssa Lucia, sua sorella, che, con la sua autorità ha garantito a Bubi e a me un'assistenza gastronomica di alta qualità tramite le cuoche al servizio della Scuola et cetera.
Insomma una potenza di fuoco di tutto rispetto, una specie di personale WHO (OMS) Internazionale (c'è di mezzo la Germania), che però non se la fila con la Cina o con la Pfizer, una "who (oms)" in piccolo, ma tutta tesa a salvarmi la pelle anche questa volta, a tirarmi fuori dai guai dove mi sono ficcato una volta di più.
Claudio Gatta, dunque, sua moglie Rosaria e le loro due figlie, mi fanno compagnia dalle pagine di whatsapp e di facebook (non può essere diversamente adesso) una compagnia insperata, ma bella, molto bella!
Tutti loro e tutti gli amici, perfino quel lontano "sciocco" progetto informatico, la mia coordinatrice, il nuovo Primario di allora, l'amico e collega Domenico, cieco dall'età di 24 anni, che è andato in pensione in questi e tutte le colleghe ancora in servizio o nuove appena viste qualche anno fa, i ragazzini e le ragazzine della scuola, le già mamme e già laureate, tutto e tutti, Bubi e i miei amici della casa dove abito, che spesso infastidisco come "il Matto" del film "La strada" di Fellini, tutto tutto, perfino la stellina riapparsa oggi fra le nubi sopra la scuola di S. Ermete, Verucchio e anche Torriana, un po' più in là, mi sono amici.
Come Claudio da Napoli e la sua Rosaria e le bambine e tutto ciò che è loro!
W il Covid!!! E Gesù con lui!
Covidiana 16
L'8 Dicembre 1998 la sera locale, atterrai a Hong Kong. Come si usa sempre in tutti gli aeroporti del mondo, se si deve incontrare una persona sconosciuta che ci verrà ad accogliere, dopo un viaggio di più di 24 ore compresa una sosta di 4 ore nell'aeroporto di primo scalo, Londra, si è un po' suonati... un po', perché l'attesa e l'eccitazione fanno il resto.
Un cartello col mio nome, in caratteri latini, è comparso in sala d'attesa. Mi avvicino. Ci presentiamo. Padre Francis è venuto a prendermi. Il vecchio aeroporto è a due passi dalla parrocchia Mary Help of Christians, a Kai Tak, il nuovo è sull'isola di Lantau, un bel po' distante, aeroporto bellissimo.
E' la festa della Immacolata. Notte. Sono partito da Bologna ieri, all'aeroporto di Heathrow ho chiesto dove ci fosse una Messa cattolica prefestiva. Mi hanno guardato come un marziano, visto che erano circa le 20 (Londra è sempre più indetro di noi, per lo meno nel fuso orario) e gentilmente mi hanno fatto capire che forse non era il caso.
Sono andato incontro al sole, ho trascorso tutta la giornata in aereo, ho visto l'alba sull'Himalaya o forse sul Pamir, chissà: le cime completamente bianche erano a due passi dall'aereo, ho ascoltato il primo suono, il primo nome cinese, senza essere in grado di riprodurlo, ho diviso, senza saperlo due giovani sposi sedendomi in mezzo a loro per allungare le gambe in un posto non mio, ho tradito la mia ignoranza dell'inglese con lo steward e infine ho costretto un'hostess a bussare forte alla porta del bagno dove ero chiuso perché stavamo atterrando. Sono uscito, mi sono seduto e praticamente sono atterrato senza cintura di sicurezza.
Landed.
E adesso? Vestito come un cane, con i calzoni rotti sotto il cavallo e la mia valigetta da 20 Kg totali sono uscito curioso a incontrare Hong Kong.
E la Messa? In un italocinese imparato a Roma durante gli studi Padre Francis, dopo inchini, mi dice: "Andiamo in albergo, mettiamo giù i bagagli, paghiamo la camera che ha prenotato, andiamo a Messa, mangiamo qualcosa e poi è ospite da noi".
"Ah, ma ho già pagato la camera per una settimana". "Va bene. Andiamo a Messa, mangiamo e poi la riporto qui".
La prima Messa in terra cinese, la prima Messa in cinese. Non ci ho capito un "acca", ma solo "Amen". Che sorpresa! Che accoglienza! La Madonna mi ha aspettato.
A Hong Kong questo giorno è solo feriale e i cristiani cinesi lo festeggiano dopo il lavoro alla fine della giornata. Non si può fare diversamente. Sempre festa è e la Madonna è una donna del popolo, non si formalizza.
Che viaggio! Che benvenuto!
E questo cosa c'entra? La cena in piedi al termine della Messa, i suoni nuovi e le parole incomprensibili, le visibile gentilezze e la stanchezza mi ricordano l'oggi, racchiuso nella cella del mio Covid, in attesa della sentenza, pollice su o pollice giù, Negativo o Positivo al tampone. Libero là, libero qua.
Hong Kong era tornata appena da un anno sotto il controllo di Pechino, strano destino di una colonia che non si libera: da un padrone all'altro, che non vuole. In casa propria per giuunta. La Cina è la Madre Patria di Hong Kong, che è una città cinese di lingua cantonese, del Sud. Dovrebbe essere contenta di non dover più dipendere dalla Regina d'Inghilterra. Chissà, vedremo... e pochi anni fa si è cominciato a vedere...
Ecco, quella cena di accoglienza. Ed è stata tutta una cena, una vacanza, di qua, di là, di inviti, di aiuto, di regali, di amicizia.
Io amo Hong Kong perché è bella, stupenda e amo la sua gente perché sono solo stato aiutato là: "perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto» (Matteo 25,35)
L'ho fatta un po' lunga per dire una cosa semplicissima mentre il cuore non si divide. La stessa esperienza la faccio adesso. La Cina è la mia camera, Bubi il mio Padre Francis, i cinesi tutti gli amici vicini e lontani e le cuoche della scuola.
Ogni giorno, dall'inizio del nostro personale lockdown, della nostra forzata e libera clausura, due donne, due vedove, hanno pensato a noi: "Cosa mangeranno, come faranno?" e zitte zitte si sono mosse, la Francesca e la Carolina, poi la Lucia (bendetta sempre sia) ha messo in moto le cuoche della scuola, che già ne hanno di lavoro per i bambini!. Ogni giorno hanno preparato per noi, in monoporzioni, fornendo tutto l'occorrente usa e getta perché non ci potesse essere contaminazione di ritorno e ce l'hanno mandato da Giovanni e Rosanna, fedeli e puntuali. Andata e ritorno 20 Km.
Menù da Grand Hôte, à la carte. E Sabato e Domenica, a cucina chiusa, una di esse ha coinvolto la cognata. Prigione? Vacanza! Che bella l'amicizia!
Martina, Giovanni, Jone, Chiara, Stella, Michela, Fabiola, Tania i loro nomi. Potevano dire: "no"; hanno detto "sì". In ordine pari di affetto e di gratitudine.
Si guarda tanto al Protocollo, al Cortisone, si guarda a febbre e a saturazione, si trema, si ha paura, si pensa solo alla confusione. In questo momento buio e così strano, come quel viaggio mio così lontano, non è tutto male, non è solo dolore, c'è gente che ama e aiuta con onore. L'onore di chi non vede solo stesso, che pensa solo ai soldi al qui e all'adesso. La gioia e la passione di chi ha ricevuto e dona a piene mani quello che ha avuto.
Grazie alle cuoche, grazie ai "Corrieri".
Siete alla pari per importanza e cura alla mia dottoressa, agli amici medici, a Bubi e a chi mi sostiene con il consiglio e la preghiera.
Mt 25,35 «perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto
Covidiana 17
Bubi è appena tornato. Nell'attesa ho lavato alcuni panni, sistemato la mia centralina meteo che si è rimessa a funzionare, sturato un vater, che avevo otturato quando ero ancora l'unico negativo in casa e fatto la doccia (era ora!), dopo aver visto due episodi di una bellissima serie turca "Bir Başkadır" stupidamente tradotta su Netflix con Ethos, quando sarebbe bastato anche solo andare su Internet per capire cosa vuol dire... Molti significati per dire "un altro". E non so nemmeno come si pronuncia... Bellissima fotografia, bei dialoghi, bel racconto, bella musica; manca solo una cosa: che cos'è questo altro? Belle domande, ma nessuna risposta. Drammi famigliari, interrogativi, banalità, rapporti interpersonali fra tradizione e modernità. Bello, insisto, ma... "Risposta non c'è e forse, chi lo sa, perduta nel vento sarà" (Bob Dylan)
Nel frattempo ecco un breve dialogo whatsappiano fra la dottoressa e me:
[08:47, 16/2/2021] Ceccus: Stamattina 36,4° - 97 - 57 - 17 Ho preso la pastina regolarmente insieme a Litio, Ramipril e Quercetina a colazione. Niente di particolare da riferire. Grazie. Buona giornata e buon lavoro. Navigazione serena, mare calmo. Chissà come stanno i ragazzini e le stelle marine?!
[09:28, 16/2/2021] Dr. ssa Barbara Germondari: Le serviva il cortisone! Buona giornata!
Una considerazione semplice.
Durante il primo lockdown, credo fosse Marzo, riuscii un giorno ad andare dalla dottoressa, non riuscivo a contattarla per telefono, mascherina e zaino in spalla, chiesi a Bubi se avesse potuto portarmi mentre andava a scuola. La dottoressa mi disse: "Doveva prenotarsi, ma la vedo lo stesso". Aspettai la fine delle visite ed entrai per raccontarle che avevo avuto uno sfogo sulla pelle simile all'esantema del morbillo qualche settimana prima per due settimane circa e poi era sparito. "Le macchioline?" mi chiese "Non ci sono più" risposi, poi mi accorsi che ci sono ancora adesso. Misurò la saturimetria (94) e mi disse: "Le faccio fare il sierologico. E' a pagamento". "Serve a qualcosa? Ormai, se l'ho avuto l'ho avuto" Mi ordinò aerosol con cortisone, che io, naturalmente feci, due giorni si e no. Non amo molto il cortisone.
Ecco la mia domanda. Tutto quel periodo che ci separò dall'inizio della scuola a settembre ho fatto la mia bella fatica, anche come respiro, affanno e debolezza. Sarà l'estate pensavo.
Poco dopo l'inizio della scuola, alcuni casi di infezione suggerirono alla Direzione di far fare il tampone a tutti, ragazzi e personale. Non ho molta simpatia per i tamponi e non volevo farlo. La mia amica Anna, Infermiera Caposala di lungo corso, di cui mi fido, rispose: "Non è bello non farlo!" Ed io lo feci, con la solenne promessa che non mi avrebbero preso più.
Saturazione sempre bassa tranne quando andavo al mare a respirare l'aria, studiare i gabbiani, ammirare le stelle marine.
Fino alla nostra casa trasformata in Albergo Covid o Lazzaretto, con me, unico negativo. Infine crollo anch'io. Non voglio il cortisone. La dottoressa insiste. Obbedisco.
Domanda: mi sono trascinato il Covid da Marzo? Ho avuto più sintomi allora che adesso. Se avessi seguito subito la dottoressa allora con l'aerosol? Ho tenuto il virus al caldo finora? E per che cosa? Per un puntiglio? Per un orgoglio? "Quanno ce vo' ce vo' " dicono a Roma.
W le dottoresse tenaci! W le Fatine dai Capelli Turchini!
Covidiana 18
Oggi inizia la Quaresima. Mercoledì delle Ceneri.
Ore 13,45 c'è una grande novità.
Mi ha telefonato testè la dottoressa.
"Quando ha incominciato il cortisone, quanto ne ha preso?"
Rapido calcolo matematico (20 pastine a confezione, ne mancano 8, due al giorno e una il primo, oggi ho preso quella del mattino...non c'è bisogno di statistiche o di algoritmi) "12 pastine = 6 giorni, oggi compreso, dall'11 febbraio, memoria della Madonna di Lourdes, la mia festa!" rispondo.
"Bene, adesso per 5 giorni ne prenda 1, la mattina; poi 1/2 pastina fino alla fine della confezione".
Rapido calcolo "integrale" (tenuto conto di tutto, frazioni comprese" e arrivo a 11.
11 giorni ancora
I conti tornano: ho cominciato l'11 e termino dopo 11, cioè 22 in toto, che, se la Terra non si ferma prima con conseguente fine del mondo, mi porta all'ultimo giorno di febbraio.
17+11 = 28
Malato il 1°, guarito, si spera il 28.
Una lunazione, un mese mestruale, il mese più corto che ci sia, che sommato all'isolamento da Negativo coabitante con Positivi mi porta ineccepibilmente a 35.
Beh, confronto ai 20 mesi con la condizionale che mi ero beccato qualche anno fa per le mie passeggiate notturne da insonne, me la sono cavata bene.
E poi, diciamo la verità, vivere un mese da Certosino è una cosa che consiglio a tutti.
"In ogni caso, signor Pianori - continua con la sua voce decisa e squillante la dottoressa, da vera matematica - Lei ha fatto il tampone il 2 febbraio e dopo 21 giorni sarà libero, previo certificato dell'AUSL.
Ergo il 23. February the twentythird dicono all'OMS (WHO)
A questo punto la Matematica Elementare non basta più.
21+2 = 23 cui bisogna aggiungere l'incognita burocratica.
Niente tampone di controllo!
E se sono contagioso?
Mi torna in mente la vecchia barzelletta del matto che si credeva un chicco di granturco. Viene dimesso dopo un periodo di cura, ma non accetta. "Perché? - gli chiede il direttore - Non sei mica un chicco di granturco!"
"Io lo so, Dottore, ma le galline lo sanno?"
E quando uscirò di nuovo fra la gente civile, chi mi porterà ancora da mangiare come adesso? Come potrò stare in camera a leggere e a scrivere? Chi mi coccolerà con le telefonate amichevoli?
Quasi quasi mi faccio contagiare di nuovo, magari con una variante esotica, magari cracco il programma AUSL perché sforni solo tamponi positivi.
E perché mai fingere?
Basta nascondere il certificato AUSL sotto il cuscino e lamentarmi con l'inefficienza e l'inaffidabilità della Sanità Pubblica.
Dottoressa, perché si è messa in testa di guarirmi?!
Covidiana 19
Grazie ad un amico, Gian Maria, stamattina ho potuto divertirmi un po' guardando un film su Netflix: "Il ricco, il povero e il maggiordomo" di Aldo, Giovanni e Giacomo.
Una comicità semplice, popolare.
Non per evadere o per dimenticare: ridere fa bene a chi è in isolamento fiduciario, a casa, da solo.
Uno strano batticuore mi aveva preso ed un respiro un po' affannoso pur senza far niente.
Ansia? Senso di abbandono?
Come siamo fragili!
Oggi a pranzo sarò da solo e dovrò arrangiarmi in qualche modo.
Non morirò di fame, se non altro per la scorta che porto in me stesso coi miei 100 e passa chili...
La mia centralina meteo si è rimessa in funzione. Chissà cos'aveva fatto? Forse il freddo eccessivo, forse lo sbalzo termico, forse il buco nell'ozono o il riscaldamento globale...forse semplicemente le pile scariche!
Covidiana 20
Oggi è il giorno della paura, della solitudine.
Ormai mi avvio alla guarigione, tutti pensano, e non c'è più bisogno di farmi compagnia.
In casa non c'è nessuno; solo nel campo dietro la parrocchia i ragazzi della squadra di calcio locale si stanno allenando.
Hanno suonato alla porta. Ho risposto e nessuno si è fatto vivo.
Due ragazzi, due uomini, sono nel cortile. Aspettano Bubi.
Ne vengono tanti, sbandati, disperati, senza arte nè parte, cercano soldi, un aiuto. Passano tutto il giorno così di parrocchia in parrocchia cercando di arrivare a sera e ricominciare il giorno dopo. Rassegnati a non avere altra vita che questa. Un po' come la parabola dei salariati, che andavano a giornata per un denaro.
Da quando Bubi è uscito dal Covid, ricominciano a venire.
Cellulare e autobus sono i loro strumenti di lavoro.
Alcuni inventano qualche bisogno, alcuni hanno una loro "tariffa" fissa.
Per tutti Bubi è amico.
Qualcuno si arrabbia se non li accontenta, qualcuno ci prova a farlo fesso.
A tutti chiede una preghiera.
Oggi sono in due, uno è ben dotato di muscoli, all'altro piace giocare con la palla nell'attesa.
Bubi non vuole assolutamente che io apra o faccia entrare qualcuno quando sono solo e ho sempre rispettato questa consegna di prudenza.
Vorrei dormire e riposare un po'; ma se non arriva Bubi non riesco.
Gli Apostoli sul lago in burrasca avevano paura e Gesù dormiva.
E' tutt'oggi che ho colpi di tosse grassa.
Covidiana 21
Com'è facile farsi fermare dalla diversità e preferire le allusioni al semplice "sì sì, no no"!
Oggi, dopo aver lavato qualche maglia con la lavatrice (non si può star sempre chiusi in camera anche con il Covid, quando non c'è nessuno in casa), gel e mascherina regolarmente usati e disinfettata ogni cosa, cerco una vaschetta per raccogliere l'acqua che cola. Ne trovo due piccole.
Pazienza, uso quelle, eppure ne avevo tre. Cerca, gira, nulla!
Sospetto: sicuramente qualcuno me ne ha presa una. Ma no! Che senso ha? Eppure erano tre lo ricordo bene. Erano lì.
Niente! Sicuramente me l'hanno presa...e senza dire niente!
Ecco, il brutto è quel "senza dire niente". Perché?
Stendo le maglie e colano ancora un po', qualcosina anche fuori. Per forza!
Mi siedo e vedo i cerchietti nell'acqua delle gocce che cadono.
E se...
Allungo la mano, c'è! La terza vaschetta è sotto la seconda...
E il sospetto?
Mentalmente chiedo perdono.
Si ricomincia, guardando a Gesù.
Grato per questa lezione "a distanza", mi riposo.
Bubi è tornato portandomi il sacchetto per la cena.
C'è anche per lui. Le nostre amabili cuoche...
Il mio è fuori della porta. E' ancora lì.
Ne avremo uno per uno, penso e aspetto.
Di ritorno dalla Messa, mi porta sempre la Comunione.
"Vuoi fare la Comunione?"
"Si"
"Ti vuoi vestire?"
"Sono sempre vestito, non capisco. Cosa vuoi dire?"
"Niente, così. Cosa ha detto la dottoressa? L'hai sentita?"
"Te l'ho già detto. Mi ha detto di continuare il cortisone fino alla fine della scatola e che ci sentiremo fra qualche giorno"
Il tutto separati dalla porta appena socchiusa a opportuna distanza e nel modo dovuto. Non so se sono ancora contagioso, anche se lui ne è uscito fuori.
"Ma non ti fa fare il tampone?"
"No, Bubi, lo sai. Lascerà che passino i 21 giorni previsti"
Continuo a non capire.
"Se vuoi - dico - la chiamo e le chiedo il tampone. Mi avete detto voi di fare riferimento alla mia dottoressa, anche se io non capisco e non condivido tante cose della vicenda"
"No, dicevo così per dire"
"Bubi, ti do il numero della dottoressa; la chiami tu e vi parlate"
Non so c'è qualcosa che non vuole dirmi.
Forse perché tutti loro hanno fatto il tampone, forse c'è qualcosa che non va in come vesto in questi giorni, non formale, più comodo.
Se solo dicesse le cose chiaramente!
Ma ognuno è diverso!
Mi fa la Comunione, mi chiede se ho mangiato e se ne va.
Il minestrone è freddo. La ricotta è stata fuori del frigo. Gli scarti non sono più stati ritirati. Non diciamo più il Gloria insieme prima di mangiare.
Tutto è tornato "normale".
Posso fare da solo, è vero!, andare in cucina, accendere il microonde, scaldare il minestrone e la carne, riporre la ricotta in frigo...
Va' a capire cosa vuol dire isolamento!
C'è qualcosa che non va...
Se almeno ci si parlasse...anche arrabbiandosi...
In fondo Gesù allungò la mano verso il lebbroso e lo toccò, scandalo per i farisei...
Che brutta cosa il moralismo!
Ma Bubi non è moralista, non fa mai un passo indietro di fronte alla diversità di chi ha di fronte.
Il sospetto è una brutta bestia!
Chi lo muove?
Lo so bene e guardo a Gesù, che vince il mio orgoglio.
Grazie a Dio!
Covidiana 22
Una lunga graditissima telefonata con un'amica sempre giovane da Lucca mi giunge in mattinata.
Paola e Stefano erano i miei compagni di cammino al ritorno da scuola.
Lei, più piccola di noi, era l'anima del trio e noi due la tormentavamo con le nostre descrizioni fantasiose sul pranzo che ci aspettava. Attraversavamo la città fino a casa sua poi continuavamo in due e Stefano era l'ultimo ad arrivare, quasi sulla via del filobus, al mare.
Paola era stata poi la prima e la più famosa segretaria di Don Giancarlo, precisa, puntuale, discreta e inappuntabile. Seria e gioiosa in ugual misura, si era poi sposata e aveva seguito il marito andandosene da Rimini.
L'anno scorso, nella prima "clausura", a tutti nota come "lockdown" ha perso il fratello Domenico, un amico.
Tutta la famiglia è sempre stata amica, Paolo, Lucia e Domenico.
Ho sempre considerato la morte di Domenico come una scelta deliberata di "eliminazione degli inutili", una specie di eutanasia non dichiarata, nella scia di quella che il Papa Francesco chiama "la cultura dello scarto".
Non attribuisco la colpa a nessuno o a una malevole volontà di chicchessia: sta di fatto che, acclarata la sua infezione da Sars-Cov2, stanti le sue condizioni gravi, è stato "abbandonato" fino all'esito naturale, naturalmente assistito perché non soffrisse.
Ho sempre considerato questo fatto di una gravità assoluta e me la sono presa in cuor mio con le istituzioni sanitarie.
La logica del curare chi meglio può salvarsi non l'ho mai capita: moriamo tutti prima o poi, quindi tutte le cure sarebbero uno spreco.
Chi ha inventato gli ospedali cristiani ha ragionato in senso esattamente opposto... e anche la Croce Rossa è nata con questa preoccupazione: alleviare le sofferenze e possibilmente salvare i soldati sui campi di battaglia, che fino ad allora, dall'antichità, agonizzavano da soli.
Stefano, diventato prete nel frattempo, diede un altro giudizio: "Ora ha finito di soffrire". Non come giudizio cinico e disimpegnato, senza rassegnazione fatalista.
Qualsiasi cosa fosse successo, in qualsiasi modo fosse morto, Domenico era stato accolto da Qualcuno, dopo una vita passata nella sofferenza fin dalla gioventù.
Gli uomini magari non avevano avuto pietà, Dio sì.
Mentre io ero arrabbiato Paola e Lucia, le sue sorelle, lo raccolsero e lo seppellirono nel paese della loro famiglia, facendo celebrare una Messa con gli amici quando fu possibile.
Oggi ragiono anch'io così. Non è la rivoluzione, il mettere a posto le cose, punire i malvagi e ristabilire la giustizia. Non riesco nemmeno a perdonare me stesso e gli amici con cui vivo. Tratto male perfino chi mi fa del bene! Riconosco e desidero la presenza di un Altro che non mi lascia mai, perfino adesso che l'infetto sono io.
Con Paola è stato un parlare sereno, del Covid, di quello che era successo, di come mi trovavo. Voce squillante e sempre gentile, come allora, aperta e interessata, come allora.
Non parlo mai tanto al telefono; 20 minuti sono passati quasi volando.
"Salutami Bubi, mi raccomando".
Nessuna nota di stanchezza, di recriminazione, di curiosità vana.
Vale la pena sì. Nemmeno Padre Kolbe ebbe mai una parola cattiva verso i nazisti suoi persecutori, nè Van Thuan accennò ad una parola di odio verso chi lo irrideva tenendolo segregato ingiustamente.
Nella mia "cella di rigore covidiano", la camera in cui passo il mio isolamento da infetto (lo sarò ancora?!) una ventata di aria fresca, da Lucca, città stupenda, mi è arrivata stamattina, inattesa, imprevista perché «Non è attraverso degli scrupoli che l’uomo diventerà grande; la grandezza viene per grazia di Dio, come un bel giorno» (Albert Camus) e come commenta la mia amica Mavi dalla Sardegna: "La vera grandezza, quella che vince la dimenticanza dei secoli, non è mai esito del nostro impegno per un progetto più o meno buono; ma è sempre qualcosa che ci viene donato, di inatteso e sorprendente perché di gran lungo superiore ai nostri progetti"
Covidiana 23
Oggi è sabato.
Il giorno tradizionalmente dedicato alla Madonna.
Nel slenzio della notte ho pregato per un amico che non c'è più, un campione di Baseball degli anni '80, Rick Spica. Viveva a Las Vegas tutto l'anno e d'estate veniva a giocare nella Derbigum a Rimini, squadra ai vertici di questo sport in Italia. Era stato colpito dalla poliomielite da bambino ed era un eccezionale esterno centro, ma oltre la prima base non riusciva a correre con la velocità e la tempestività necessarie.
Passavamo molto tempo insieme per fare i massaggi e la fisioterapia; avevamo quindi l'occasione di parlare, di raccontarci.
Di ritorno da Amsterdam dove avevamo giocato gli Europei finendo secondi, nel 1980, all'aeroporto lo salutai con la speranza di rivederlo l'anno seguente.
Mi disse: "Torno negli States e penso di non tornare".
Non lo vidi più, non ne sentii più parlare fino al giorno in cui celebrammo il funerale del Presidente Zangheri. Al campo c'erano tutti, vecchi e nuovi. Chiesi a Mike Romano: "E Rick?"
Lì seppi che era morto, non so in uuali circostanze e in che modo.
Stamattina, appena sveglio, mi torna in mente e prego la Madonna per lui con il Rosario.
E' sabato!
Ho sempre avuto una particolare predilezione per i santi giovani, i santi bambini, per il loro modo semplice, immediato di stare davanti alla realtà, a ciò che è davanti ai loro occhi.
Oggi è la festa di Giacinta Marto, la piccola veggente di Fatima.
Che sorpresa!
Sono stato a Fatima, con Bubi e con gli amici, l'anno che l'Italia è diventata Campione del Mondo di Calcio, il 1982.
Leggo la sua storia, che riporto qui:
Bella!
Giacinta morì soffrendo molto e agonizzando a causa della "Spagnola", una pandemia simile a questa che stiamo vivendo adesso.
Due piccoli santi ci sono passati in mezzo per amore di Gesù e della Madonna.
Perché noi no? Perché non io? Nel modo come Dio vuole?!
Preghiera ai Santi pastorelli di Fatima contro l’epidemia
"Santi Giacinta e Francesco, piccoli veggenti di Fatima, per singolare grazia scelti da Maria Santissima nel suo Cuore Immacolato a divenire grandi testimoni della luce di Cristo, a voi ricorriamo oggi in questo momento di emergenza sanitaria, di dolore e di prova.
Cento anni or sono, o santi bambini, foste colpiti voi stessi dalla terribile epidemia di febbre spagnola e portaste con fede nel vostro corpo i segni e i dolori del male che affrontaste con fede meravigliosa sino alla morte cristiana. La nostra Mamma Celeste vi aveva annunciato la morte prematura associandola alla Passione di Cristo per la salvezza del mondo, e voi nella malattia e nell’agonia testimoniaste con la continua preghiera la totale adesione alla divina volontà.
Oggi, un secolo dopo, siamo sconvolti da un’altra terribile epidemia e ci rivolgiamo a voi con fiducia perché per il Cuore Immacolato di Maria, che i vostri occhi videro già qui in terra, possiate ottenere per noi la salute dell’anima e del corpo, una fede forte e la capacità di essere solidali con quanti sono nella malattia e nella prova.
Voi, che con sorriso gentile e mitezza di cuore, accoglieste le cure mediche, assistete e proteggete tutti i medici e gli operatori sanitari nel loro immane sforzo in questa lotta contro la malattia.
Proteggete le nostre famiglie, facendo riscoprire la bellezza della preghiera recitata insieme e in particolare il Santo Rosario che voi stringeste fra le mani sino all’ultimo respiro. Con voi piccoli pastorelli e con Maria Santissima nostra madre e custode, con fiducia totale ci rivolgiamo a Gesù Cristo nostra Salvezza che nella luce pasquale vince il male e la morte. Amen."
Covidiana 24
"Polvere innamorata"
Che bella definizione di persona umana!
L'ho sentita ieri dalla bocca del Vescovo di Imola, Mons. Giovanni Mosciatti, un tipo simpaticissimo, aperto, profondo e solare al tempo stesso.
Giovane, amante della musica e suonatore di tromba.
Barba e capelli brizzolati. Molto concreto. Poco incline ai voli pindarici.
Cordiale, sincero e al tempo stesso accorto e acuto.
Molto accogliente.
A ben pensarci, dopo tutto il nostro fare, progettare, agitarci, ognuno di noi e tutti insieme, alla fine moriamo e ritorniamo alla terra, a quello che siamo, polvere. Adesso poi che si preferisce cremare i cadaveri, lo vediamo subito, ci sta negli occhi. Una volta questo "privilegio" era riservato ai nazisti, nei lager, quello di vedere la polvere di cui siamo fatti.
E qui finirebbe tutto: nulla varrebbe la pena se non di godere il possibile per quello che si può, ma "polvere innamorata" è fantastico!
Dice che è capace di ricambiare l'amore di un altro che l'ama così com'è.
Uno non si innamora di niente: si innamora di una cosa che c'è e che l'ama a sua volta. Dice di più: dice di essere l'oggetto di un amore da parte di una persona che la vuole con sè ed è capace di ricambiare questo amore.
L'innamoramento è una cosa viva.
Non sono capace di spiegarmi, ma la definizione è affascinante.
Lo Spirito di Dio ha "soffiato" su questa polvere e le ha dato la vita.
Noi. Io.
Sembra tutta fantasia ed è tutto reale!
Perché amo tutto se no e non voglio morire?
Perché voglio guarire dal Covid, anche se so bene che, se non è questo virus, qualcos'altro mi farà ritornare in polvere?
Al funerale di suo babbo, una mia cara amica, cui era stato insegnato che tutto finisce in niente, diceva: "No, il mio babbino no..."
"Polvere innamorata" dice che tutto è per la vita.
Chi ama la polvere della sua stanza? Noi la spazziamo via.
Chi ama la polvere è uno che ama senza condizioni, per cui tutto è prezioso, perfino l'ultima particella di silicio affidata al sole e alle intemperie in riva al mare.
Vale la pena innamorarsi a nostra volta di questo Tipo.
"Amor ch'a nulla amato amar perdona"
Covidiana 25
Tutto tace. La mia dottoressa non si è fatta più sentire, L'AUSL pure. Stamattina per un breve momento il naso mi ha colato dalla narice sinistra come 21 giorni fa, quando tutto è cominciato. Il virus sta uscendo definitivamente o ricomincia ad entrare sotto nuova forma o, come si dice, in una sua variante...preferirei la brasiliana!
In compenso ieri è stata una giornata bellissima, a proposito di brasiliane. Via Internet ho potuto incontrarmi con tanti amici e amiche in tutto il mondo, come la Cida, appunto, da San Paolo del Brasile ed altri.
Oggi, nell'attesa e nella presenza di come Gesù vorrà venirmi incontro (la notte è già trascorsa e il giorno si avvicina), giorno della Cattedra di San Pietro, è il 16° anniversario della morte di Don Giussani, ovvero della sua nascita al Cielo.
Sul letto di morte ha voluto che si cantasse, una canzone in particolare "Noi non sappiamo chi era".
Il giorno del suo funerale, a Milano, piovviginava, la neve ricopriva tutta la Romagna, tranne Rimini e io c'ero. I miei colleghi non l'hanno mai saputo. Come è un segreto che non posso rivelare, ma è molto semplice, non è un miracolo.
Un desiderio, un debito di riconoscenza, una gratitudine.
Se non son finito chissà dove, nel nulla senza dubbio, lo devo all'incontro con lui, con l'esperienza nata da lui, con il carisma che lo Spirito Santo gli ha donato e che la Chiesa ha riconosciuto, poi anche con lui personalmente e l'ultimo incontro è stato bellissimo, con lo stesso sguardo, lo stesso sorriso, la stessa tenerezza di Padre Pio.
Un cammino che si concluderà solo in Paradiso e intanto cammino mano nella mano con chi cammina con me, Covid compreso e chissà cosa altro.
16 anni oggi da quando è con Gesù per sempre.
16 anni avevo io quando Gesù mi è venuto incontro con la compagnia nata da don Giussani. Hotel Corallo, Lungomare di Rimini, giornata d'inizio anno di GS, 1965.
Appena bocciato. Non volevo più andare a scuola. Nuova classe, nuovi compagni. Una sola amica, Elisabetta. Per caso, per puro caso. Non ero mica io l'invitato, ma lei. Non so cosa fare. Vado. Gesù nel fondo della sala a sinistra, vicino alla porta, mi interpella.
Esco. Stefano, mai conosciuto, diventa amico e lo è ancora, dopo mille peripezie sue e mie. Un altro Stefano ora e tanti altri e altre, un mare di amici fino a Cida e Suzanne, Enrico, Angela, Luigi, Walter, Yurie, Paolo, Simona e Anna...e non basta l'Anagrafe...l'amicizia di Gesù.
Tutto grazie a quest'uomo, figlio di una mamma brianzola.
Quel giorno Gesù mi ha detto: "Perché non tu? Vieni" e io gli ho preso la mano.
A 16 anni. 16 come gli anni che il Gius mi aspetta insieme a tanti.
Covidiana 26
Senza volerlo, sono diventato un monaco certosino.
La volta che visitai la Certosa di Pavia, bellissima, mi colpirono i "miniappartamenti" dei monaci, dove vivevano nel lavoro, nel silenzio e nella preghiera in perfetta solitudine cioè ciascuno con Gesù e la sua Chiesa. Ricevevano il cibo tramite una ruota. La Domenica si ritrovavano insieme per la Messa.
Una specie di isolamento Covid.
Con una piccola differenza: quello era libero; il Covid è imposto; ma anche un'imposizione si può vivere con libertà, cioè aderendo di cuore a quello che il Signore chiede.
E' un po', misteriosamente, l'esperienza che sto facendo e che stamattina con due sole parole Bubi mi ha richiamato.
Chiuso, pauroso, alla mercè del virus, ma libero come possibilità.
Ripenso a un episodio della mia vita: Montefiore, pellegrinaggio per il Meeting. Don Giancarlo, Bubi e Don Claudio in testa a guidare il cammino. Bubi m'invita con loro. avevamo appena iniziato una casa al Public. Io rifiuto, voglio stare con il popolo non in testa. Umiltà? Orgoglio spaventoso. Decido io dove è il mio posto.
Mi è tornato in mente stamattina, quando cercavo di far capire a Bubi come si vive. Che pretesa! Ogni istante...
Voltare lo sguardo da me a Lui, a quello che Gesù mi chiede, fosse di pulire i gabinetti o di andare a cena con il Papa. Seguire Gesù è la vera libertà. E ricomincio ad ogni istante: dal mio criterio al suo, qualunque sia.
Ho la grazia di avere la compagnia di Gesù in Bubi, semplice quotidiana. E' un privilegio, ma, come in ogni famiglia, i figli più fragili hanno le attenzioni più assidue.
"Tu non fai mai quello che ti diciamo" mi disse una volta Don Giancarlo. Intendeva dire che la natura di un rapporto, della mia stessa vita, è la comunione. Non sono da solo.
"L'essenza del carisma di Comunione e Liberazione è riassumibile nell'annuncio, pieno di entusiasmo e di stupore, che Dio è diventato uomo e che questo Uomo è presente in un «segno» di concordia, di comunione, di comunità, di unità di
popolo: solo nel Dio fatto uomo, solo nella Sua presenza e, quindi, solo attraverso - in qualche modo - la forma della Sua presenza, l'uomo può essere uomo e l'umanità può essere umana. È qui la sorgente della moralità e della missione."
Oggi mi è chiesto di vivere questo rinchiuso nella mia stanza; domani non so, ma sempre questo. Piano piano in un cammino che mi è dato...
Covidiana 27
Ciao, Claudio. Ultime notizie.
La dottoressa chiederà un tampone di verifica, poi libera uscita, se il risultato sarà Negativo. E' stata necessaria una verifica della mia posizione perché non sapevano spiegarsi ii tampone del 7 febbraio, forse effettuato per sbaglio forse per una routine senza senso. Non risultavo fra i "dimissibili".
Non so quando mi faranno il tampone, spero a breve.
I miei amici fanno fretta; ma io non sono così tranquillo, non perché voglio stare a casa, ma perché questa avventura mi lascia più attento.
Non credo sia una specie di ritorno al normale, come se questa sia stata una parentesi spiacevole da "cancellare".
E' come se fossi un naufrago, grato per aver scampato un pericolo, che ricomincia a camminare con una coscienza nuova.
Non paura, ma attenzione, valorizzando tutto quello che c'è.
Non è un impossibile ritorno al passato; è un nuovo affronto di ciò che c'è.
In gioventù ho passato due mesi in una clinica per malattie mentali, poi ancora del tempo in una cinica annessa al manicomio di Imola. Non mi hanno mai preoccupato le lunghe "clausure" e il ricovero per quattro mesi e mezzo per embolia polmonare bilaterale conseguente ad un intervento al ginocchio destro per rottura quasi completa del tendine del quadricipite.
Se tutto andrà bene, come spero, tornerò "a fare il vigile" alla scuola, aiutando i ragazzini ad attraversare la strada, che nel frattempo l'hanno attraversata lo stesso senza guai, a rimettere a posto i libri nella biblioteca, che i Dirigenti hanno deciso di distruggere per far posto all'aula di Arte e Tecnica, secondo le norme Covid, a passeggiare sulla spiaggia per ascoltare il mare e fotografare i gabbiani per cercare le stelle marine spiaggiate e chissà i cavallucci marini, che non ho più visto da quando ero bambino e giocavamo insieme nell'acqua bassa.
E' con un altro cuore che li incontrerò, se e quando il buon Dio me lo concederà. Grazie ancora 😊
Covidiana 28
Vedere dalla finestra i bambini correre felici dietro una palla con tutta la passione di cui sono capaci è incantevole, anche con il mal di testa. Una biondina con la coda di cavallo lunga nei capelli sta in porta e ammira i maschi scatenati lottare un po' scoordinati fra di loro. Accenna nell'attesa a una mossa di danza sollevando la gamba sinistra piegata all'indietro verso la testa.
Il cortile è in asfalto. Guai a cadere...
I bambini si accontentano di tutto; ai miei tempi ci bastava un po' di fango per dare forma alla locomotiva di un trenino, appena sbozzata.
Avevamo la strada, avevamo la piazza, avevamo tutto.
Esattamente come oggi.
Una palla, un campetto e tanta voglia di vivere. Senza saperlo.
Le mamme, come oggi, guardano, aspettano, poi chiamano per andare a casa.
Le mamme...che bella invenzione!
La biondina, chissà, un giorno sarà mamma anche lei oppure no.
Come la mia amica Suzanne, che vive a New York e mi ha appena scritto: "Hey Cecco, it was great seeing you on screen!"
Suzanne è un'amica cinese-americana che un giorno, per strada, si è sorpresa chiedendosi: "La vita è tutta qui?", ha incontrato Gesù in alcuni amici ed ora vive tutta la sua vita per Gesù facendo la vita che ha sempre fatto. L'ho incontrata in una vacanza anni fa a Valtournenche (AO).
Suzanne ha i capelli neri, lisci, come tutte le donne cinesi.
Gesù prende chi vuole e ci porta con sè.
Il campetto di asfalto è nella parrocchia di Bubi, dove vivo anche io, ospite suo, per la carità sua ed ecco i palloni, tre, sono rimasti abbandonati e non ci sono più i bambini, mentre il sole si avvia a tramontare.
Mi vengono in mente le parole di S. Teresa di Lisieux:
"Da qualche tempo io mi ero offerta a Gesù per essere il suo giocattolino. Gli avevo detto di non servirsi di me come di un giocattolo prezioso che i bambini si accontentano di guardare senza osare toccarlo, ma come una pallina di nessun valore che Lui poteva gettare a terra, spingere con calci, bucare, lasciare in un angolo oppure stringere al cuore se questo gli faceva piacere; in una parola volevo divertire il piccolo Gesù, fargli piacere, volevo offirmi ai suoi capricci infantili. Egli aveva esaudito la mia preghiera.
Suzanne e Henry (New York)
Covidiana 29
In una vecchia Bibbia ritrovata nella libreria leggo: "Se anche l'AUSL o i medici ti abbandonassero, Io non ti abbandonerò mai".
Il libro dev'essere un apocrifo di non so mai quale secolo; ma il versetto è quanto mai pertinente.
Due giorni fa la mia dottoressa mi aveva assicurato che avrebbe fatto richiesta per un tampone di verifica per stabilire se io fossi o non fossi ancora infetto da Sars-Cov2 conosciuta da tutti come Covid o popolarmente il Coronavirus o il Virus.
Non ho ancora visto nessuno e nemmeno ricevuto una telefonata che mi fissi un appuntamento per eseguire il test. Oggi è venerdì, domani è notoriamente sabato e dopodomani Domenica.
Forse si va a lunedì.
Intanto sono passati 24 giorni dal tampone positivo e 32 giorni dall'inizio della quarantena.
Uno strano tampone, ovviamente positivo, mi è stato fatto anche il 7 febbraio, esattamente 19 giorni fa.
Devo pensare ad una vendetta di qualche Dirigente quando lavoravo in Ospedale? Devo pensare ad uno scrupoloso impiegato addetto ai calcoli e alle statistiche? Devo pensare ad un black out nel sistema informatico?
Che stiano pensando ad un mio internamento definitivo a Ponza?
Penso sinceramente che questa Bibbia apocrifa abbia tradotto male una grande verità: "Se anche tuo padre e tua madre ti abbandonassero, Io non ti abbandonerò mai".
Così, fiducioso, oggi ho pranzato con Bubi, segno di questa compagnia per sempre e, per obbedienza, ho fatto alcuni passi al sole nel campo di casa nostra, da solo, con la mascherina.
Il Signore mi ha preso sul serio quando gli chiesi: "Se devo ammalarmi, va bene, ma fa in modo che io non contagi nessuno".
Essere prigionieri di Gesù ed essere prigionieri dell'AUSL è la stessa cosa: si è liberi lo stesso.
Quando apriranno la cella, bacerò loro le mani ringraziando perché le bacerò a Gesù in persona, che è sempre stato prigioniero con me in tutti questi giorni.
Covidiana 30
Se c'è una cosa di cui vado fiero (ma ce ne sono altre) è che in casa mia, quella dei miei genitori, non c'è mai stata distinzione di persone fra maschi e femmine (le mie sorelle hanno studiato come i maschi, non sono mai state le servette dei fratelli), fra grandi e piccoli, fra ricchi e poveri. Ricordo bene quando una volta mio babbo mi prese da parte e mi disse: "Francesco, i tuoi fratelli il babbo ce l'hanno!".
Allo stesso modo la parola data è un fatto. Ricordo bene quella mattina in Via Boncompagni a Rimini, eravamo lui e io da soli, senza testimoni se non gli Angeli e i Santi, in cui mi disse: "Francesco, la casa è intestata a te, ma è di tutti" e io risposi: "Va bene". Quella casa per me è ancora dei miei genitori, anche se nei registri risulta di mia proprietà.
Ho ricevuto tutto. Dunque...
Mio babbo aveva sempre desiderato un casa al mare e da giovane l'aveva avuta, a Cattolica, dove mio nonno aveva due poderi grandi, poi venduti prima della Guerra, la Seconda, quella terribile. Un giorno mi portò anche a vederla e fu gentile il proprietario ad accoglierci. Mio babbo già non vedeva più, ma ricordava perfettamente i locali man mano che vi entravamo e li descriveva. La casa di Rimini, un appartamento medio in una palazzina di sei famiglie, era riuscito ad acquistarlo vendendo un podere sulle colline faentine, eredità di mio nonno. Io non avrei mai voluto che lo vendesse ed ebbi come risposta: "E con che cosa vi mantengo?".
Non ha mai pensato a se stesso. Mia mamma e noi figli siamo stati sempre al primo posto. "La donna che ho sposato e la madre dei miei figli".
Succede che si possa amare altri più che se stessi.
La cosa mi è venuta in mente guardando Bubi, in questi giorni.
Davvero strano che qualcuno si prenda cura di un amico quando ha mille altre cose da fare!
La mia psichiatra, la Dottora, Elena Amisano, mi disse, quasi a richiamo: "Va bene che Bubi è un tuo amico, ma ricordati che è anche un sacerdote" Ho sempre avuto bisogno che qualcuno mi facesse notare le cose evidenti e spesso disattese.
La grazia di questi giorni è stata che qualcuno facesse da mangiare per me, qualcuno me lo portasse, qualcuno mi consolasse, qualcuno mi chiamasse al telefono, qualcuno mi scrivesse e fra queste che qualcuno mi portasse la Comunione, qualcuno dietro la porta mi desse l'assoluzione, qualcuno pregasse con me e tutto questo non mi era mica dovuto, non sono un Principe di Casa Reale o un Nobile di alto lignaggio.
Perché dunque? A che devo?
Eppure è successo! Succede ancora.
E proprio ieri l'ho trattato come un servo di poco conto, quando mi ha chiesto perchè non erano ancora venuti a farmi il tampone...
L'irriconoscenza è sempre in agguato; ma la gratuità lo è ancora di più.
Come Gesù, schernito, schiaffeggiato, messo a morte e crocifisso e risorto per puro amore nostro.
Ha avuto pietà di questa "polvere innamorata" che siamo, come dice il Vescovo di Imola.
Chi non s'innamorerebbe di un Amore così disinteressato?
Il suo Spirito ha soffiato su questa polvere che noi siamo e le ha dato la vita. Chi non risponderebbe innamorandosi a questo Amore amantissimo?
"Amor ch'a nullo amato amar perdona"
"L'Amor che move il sole e l'altre stelle"
Dice Dante.
Oggi è Domenica 28, l'ultimo giorno del mese di Febbraio, compleanno di un carissimo amico, Claudio.
Covidiana 31
La penultima luna piena d'inverno sta scemando, ma la notte è sempre luminosa.
Sta scemando forse anche la capacità di venire incontro ai pazienti da parte dell'AUSL e questo non getta molta luce sulla Sanità Emiliano-Romagnola
Dal giorno 24 febbraio aspetto una chiamata per poter avere un appuntamento a eseguire il tampone che verifichi se sono ancora positivo o negativo al Covid, con eventuale reelativa libertà di muovermi.
Sono chiuso in casa dal 24 gennaio.
Stamattina chiamo il numero di telefono da cui mi è arrivato l'ordine di isolamento.
Una profonda voce maschile, dal chiaro accento straniero, forse slavo, forse albanese, mi risponde e dopo aver ripetuto il mio nome per tre volte, sillabando e ripetendolo lettera per lettera, nella miglior tradizione, da me sperimentata in gioventù nei Paesi dell'Est, normalmente noti "di democrazia socialista", sono indirizzato ad un altro numero, ovviamente occupato, caratteristica di ogni ufficio pubblico italiano che si rispetti.
Il modo migliore per venire incontro alle esigenze delle persone che hanno bisogno del Servizio Sanitario è far trovare occupato (cioè staccato) il telefono.
Succedeva così anche quando lavoravo in Ospedale.
La segretaria, quando doveva andare a prendere il caffè, staccava la cornetta.
Una volta le chiesi: "Ma scusa, se qualcuno ha bisogno? Hai anche il portatile!"
"Beh, crede che sia occupato e che abbiamo da fare"...
Tanto noi lo stipendio lo prendevamo puntuamente il 27 del mese e all'apertura della banca era già disponibile.
Succede.
D'altra parte la Luna da quanto tempo gira attorno alla Terra?
Non telefona mica all'AUSL di Rimini, Emilia-Romagna, per chiedere quanto tempo ancora dovrà girarle intorno!
Insomma, a forza di scemare, chi è lo scemo?!
Covidiana 32
Mi accorgo solo stamattina che ieri mi è arrivato il certificato AUSL, che attesta la fine del mio isolamento con tanto di carta intestata e firma del medico responsabile.
Libero dunque di uscire di casa e riprendere la vita normale?
No!
Una nuova ordinanza regionale prevede la fine dell'isolamento solo dopo che un nuovo tampone attesti la dovuta negatività.
Oggi pomeriggio verranno a farmi questo tampone.
E la saga continua!
Meglio, la vita continua, perché non è questo che dice se una vita vale la pena di essere vissuta.
La vita vale sempre la pena!
Un infermiere gentilissimo è venuto a infilarmi la bacchettina su per il naso che io, come sempre, sopporto a fatica.
"Lo dica a me, che ne ho già fatti una ventina" mi conforta.
Perfino un tampone genera un rapporto.
Domani avrò l'esito...
Covidiana 33
...e l'esito arrivò.
Un bel tampone negativo
Libero?
Noi siamo sempre liberi, anche quando siamo in catene...
Libero per modo di dire, perché i sintomi ci sono ancora, anzi sono quasi peggiorati. Naso che cola, tosse, e, incredibile, un mal di denti che fa impazzire.
Rieco ad ottenere una visita "in presenza" dalla mia dottoressa, bellissima e gentilissima come sempre.
Non ho più il Covid (ufficialmente) perciò posso farmi vedere, con le solite dovute precauzioni, in ambulatorio, dietro prenotazione dalla segretaria.
Tutto normale, perfino la saturazione, che raggiunge valori mai raggiunti prima.
E il mal di denti?
La dottoressa ora può farmi aprire la bocca e darle un'occhiata.
"Ma Lei, deve andare dal dentista, Signor Pianori!"
Mi prescrive un antibiotico e delle analisi del sangue. La ringrazio e ci lasciamo, come sempre, cordialmente.
Il pomeriggio passa così così; la sera impazzisco per il dolore a tutta l'arcata dentale inferiore.
Bevo 2 litri d'acqua: Bubi mi fa compagnia fino alle 2 di notte guardando un vecchio incontro di Cassius Clay-Mohammed Alì con Frazier e riesco a dormire un pochettino fra tanti risvegli.
La mattina dopo Bubi rimedia una visita da un dentista amico.
"Mi faccio dare un'occhiata e torno a casa" penso.
Dopo più di un'ora esco senza un dente e con qualche dolore. Un ascesso fantastico covava sotto l'unico dente sano che mi è rimasto.
Il giorno dopo sto già meglio.
Se non avessi Bubi!
E il Covid? Per me sghignazza in silenzio covando sotto la cenere, come succede per tanti virus, quello della varicella ad esempio, l'Herpesvirus che ricompare come "Fuoco di Sant'Antonio" quando le nostre difese si abbassano e non riescono più a tenerlo a bada.
Lo so che cova quel birichino del Coronavirus!
Uno strano mal di schiena lungo tutta la vita mi tormenta da qualche tempo e il naso continua a colare la mattina e la debolezza non mi lascia...
Una coppia di carissimi amici, appena un po' più in là con gli anni di me, ha beccato il Coronavirus, con tutti i sintomi e le difficoltà respiratorie... ed è sempre risultata negativa al virus in due tamponi.
Il mio "score" è di 5 tamponi: Negativo - Negativo - Positivo - Positivo - Negativo.
3 a 2 vince il Negativo per dirla con Nando Martellini.
Ma che valore ha il tampone?
Rivela o determina la malattia?
O è semplicemente un indicatore più o meno attendibile?
Ad ogni buon conto, adesso le scuole sono chiuse ed esco con la mascherina, fotografo i fiori che - loro sì - annunciano l'incipiente Primavera, cammino per strada, lentamente contemplando la natura che si rinnova per un anno ancora.
Quanti anni passeranno, quante nuove primavere torneranno a farsi vedere ai miei occhi e al mio cuore?
Qualche giorno fa un amico carissimo, un prete allegro e benefico, è morto in Ospedale, a Milano, dopo due mesi di Covid. Più giovane di me di ben 13 anni - lui nasceva e io già m'innamoravo delle mie compagne di scuola - ha esaurito le sue primavere...
...o ha raggiunto la Primavera senza fine?!
Caro don Anas, aspettami e fammi compagnia, come Bubi, come tanti amici e quando toccherà a me vedere i fiori che non sfioriscono più e le piante che non perdono più le foglie in autunno, accoglimi coi tanti amici che già fanno festa con Gesù.
Non ho passato l'esame di ammissione, anche questa volta sono stato rimandato.
Non ero ancora pronto.
Ma io, "non muoio neanche se mi ammazzano" (Guareschi) e Covid o non-Covid continuo a vivere, ondeggiando come una barchetta in mezzo al mare, fragile e sicura verso il porto certo che mi aspetta.
Non sono solo.
Grazie a Dio, non sono solo!
Covidiana 34
(a mo' di conclusione)
E se bastasse l'Aspirina?
Fin dall'inizio della "pandemia" ho tenuto d'occhio un mio amico, che non ha mai usato la mascherina e si è sempre mosso in bicicletta, talvolta in vespa e rarissimamente in auto, mantenendo scrupolosamente le distanze con altre persone, senza chiudersi a riccio o per paura.
Non hai mai fatto tamponi
Non ha mai avuto accenni anche minimi di infezione dal Coronavirus.
Un altro amico, venuto a contatto col virus e infettatosi sviluppando la malattia con febbre alta oltre i 38 ha risolto tutto usando l'Aspirina 300 mg quando la febbre saliva, riposando, mangiando il giusto ed esponendosi al sole e all'aria aperta sul balcone di casa. In dieci giorni si è negativizzato, con la verifica del tampone all'inizio e alla fine della malattia.
Questa pandemia è davvero strana: ha colpito alcuni capi di Stato e non altri, ha sfiorato la Cina e ha messo in ginocchio grandi potenze.
Auguri, umanità intera!
Gli Imperi crollano e i popoli si susseguono.
Ciascuno di noi prima o poi morirà.
Una promessa è certa: Non praevalebunt
2 commenti:
Ciao Cecco! mi hai commosso! sai che non ricordavo di aver scritto il passo che hai citato in Covidiana 22?
E' veramete bella questa tua avventura!
Ti abbraccio
Mavi, mi sei sempre nel cuore, fin da quando ho ricevuto la tua prima telefonata di benvenuto in SOL. Ero sulla porta della chiesa di S. Chiara, dove si venera un quadro miracolo della Madonna della Misericordia, che ha pianto e mosso gli occhi per mesi dall'11 maggio 1850. E' molto cara a noi rimminesi. Un abbraccio. Cecco
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