Che
occhi belli! Che mani operose!
Dina
dal cuore grande era rimasta vedova presto, troppo presto.
Ogni
donna innamorata sogna di sposarsi, di avere tanti figli e di giungere a vedere
i nipoti e a goderseli. Ogni donna vuole stare col marito, ogni donna che
voglia bene.
Ogni
donna odia la guerra, che porta via gli uomini e non li fa più tornare, per
terra per cielo e per mare.
Il
mare che serve ad unire persone lontane, così grande da ricordare l’infinito,
in guerra divide, distrugge, separa. Il mare, poveretto, non si rende conto di
questo. Se fosse per lui, non farebbe altro che portare vita, che rendere
contenti i bambini sulla spiaggia con le conchiglie e i cavallucci marini.
Gli
uomini partono in guerra, lasciando tutto, non per colpa loro né per volontà
propria.
Di là
del mare c’è l’Albania e oltre la Grecia, da conquistare.
Per
cosa? Orgoglio? Potenza, Prestigio? Ricchezze?
Eugenio
partì un bel giorno e non è più tornato. Non c’è solo il piombo che uccide o
gli agguati del nemico. Il tifo, le malattie, dove non c’è vita, nei disagi,
nelle fatiche, la fanno da padroni.
Che
guaio la guerra, che cosa senza senso!
Di
qua, su questa sponda, una bambina piccolissima aspetta con la sua mamma.
Orfana
di guerra.
Il
babbo che non ti ha mai visto, non ti vedrà mai più. Le sue braccia forti non
ti stringeranno più né saprà mai che nome avranno i tuoi nipoti.
Una
bambina. Carla non ha mai visto gli occhi del suo babbo, forse a specchio negli
occhi della Dina, quegli occhi così aperti e così belli, talvolta severi, ma
sempre cordiali, sinceri.
La
Dina, è stata una gioia conoscerla, per tutti quelli che l’hanno incontrata.
I
Braganoun, i Tonni, sono una grande antica famiglia, molto vasta e molto unita.
Poveri e ricchi in dignità e solidali. Nessuno è mai stato abbandonato fra
loro. La fede cristiana l’hanno presa sul serio, un dono che vale per loro e
per tutti, nobili e contadini.
Eugenio
Tonni non tornerà più.
Le
sue due bambine lo vedranno dove tutto è chiaro e spiegato. Carla e la sua
sorellina, nata e morta come succedeva mica tanti anni fa.
Si
muore anche da piccoli.
Si
vive da piccoli e si diventa grandi, col tempo e con la paglia, come le
nespole.
Ragazzine,
ragazze, maestrine, maestre e direttrici. Si va a scuola, si lavora, s’incontra
un bel ragazzo e ci si fa spose. Mamme a propria volta. E sarte, perché la Dina
era una sarta bravissima e faceva scuola a tante ragazze, figurarsi alla
figlia!
“Galeotto
fu l’ago e chi lo usò”. Quel ragazzotto capitato in casa per accompagnare una
lavorante della Dina, si portò via in poco tempo, affascinato, la
figlia-sartina.
Non
c’è mica bisogno di essere laureati per insegnare. La propria arte e la
passione bastano e avanzano, anche senza diplomi, mentre si educa alla vita e
si trasmettono amore e onestà.
Tre
figli e uno in più. Due maschi e due femmine. Belli e operosi. Arrivano i
nipoti, fra tanti amici, che vivono di fede e di accoglienza, di sacrifici e di
lavoro, costruttori di civiltà.
Il
Gruppo famiglie e la Casa di Bagnolo e tanti nuovi amici e una nuova
fraternità.
Una
scuola, che piano piano cresce a diventare grande e conosciuta, stimata e
osteggiata al tempo stesso, fra altri amici per una grandezza sempre più
grande.
Carla,
giovanissima, insegna alle Maestre Pie, poi nello Stato, poi, baby-pensionata
grazie all’amante sindacalista (un amante legale, per carità, con tutti i
crismi della Chiesa, quel bel ragazzo incontrato una volta) si dedica alla
famiglia; ma “Charitas Domini urget nos” e Carla si getta nell’agone di una scuola
nuova, maestra, direttrice, maestra–direttrice e forse anche bidella,
sicuramente consolatrice e custode di queste piccole pesti chiamate a diventare
grandi a loro volta. In tempo di pace, perché si combatte sempre, essendo la
vita dell’uomo un servizio militare, per tutti maschi e femmine. “Militia est
vita hominis”.
E
finalmente la vera pensione, con le amate sigarette, il marito coetaneo, i
figli, i nipoti…un po’ di pace…
Si
usa dire che l’assassino torna sempre sul luogo del delitto e la vecchia arte
della mamma: questi bambini che crescono non sanno cucire e Carla torna
“sartora”. Si può mai stare lontani dalla scuola, dal primo amore? Si può stare
davvero in pantofole?
Eugenio
riposa a Bari, le sue ossa e il suo nome, nel Sacrario dei Caduti d’Oltremare,
monito di pace e di pietà per tutti; Dina dagli occhi belli li ha chiusi ormai
da tempo e Carla si appresta a raggiungerli un giorno, quando Dio vorrà, a
ritrovarli, a conoscere il babbo e a riconoscere la mamma e riabbracciarli con
la sorellina.
80 è
un numero piccolo, davvero minuscolo nel conto del tempo. 80 è appena ieri che
la vita è cominciata, nella gratitudine e nel dolore, nella certezza di un
destino buono, provato e riprovato negli anni, nei volti, nelle cose, nel
cuore.
Ad
multos annos, Carla!
Lunga
vita alla bambina che non si è arresa mai!
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